Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film
Capolavoro "horror" anche se datato 1942, non ha perso la sua potentissima suggestione.
L'architetto navale Oliver Reed,s'innamora ricambiato della stilista Irena Dubrovna e convola con lei a giuste nozze,tuttavia una sconosciuta, durante il pranzo nuziale, brinda alla sposa rammentandole,macabramente,la maledizione che incombe su di lei.Sconvolta, confesserà al marito, che lei è legata da vincoli di parentela ad una antichissima stirpe dei Balcani, le cui donne, per una spaventosa contaminazione del sangue, sono condannate a mutarsi in pantere,allorquando sono travolte dalla passione, dalla rabbia o dalla gelosia.Irena, rifiuta pertanto qualsiasi rapporto con il marito.Oliver ovviamente scettico,persuade la moglie a consultare lo psicologo Judd per liberarsi da quella che ritiene una fissazione. Tuttavia ancora respinto, cerca sponda in Alice Moore,la sua assistente, che in passato lo ha amato e che continua segretamente ad amarlo. Irena accorgendosi che il marito si sta allontanando da lei,inizia a perseguitare Alice, suscitandole una sottile paranoia,facendola sentire osservata e inseguita da una belva. Alice ne parla al dottor Judd, il quale, convinto che si tratti di fantasie,si nasconde nell'appartamento di Irena, e quando questa giunge, la bacia sulla bocca,anche perchè fortemente attratto dall'enigmatica donna e a quel punto, assiste attonito alla sua spaventosa metamorfosi e nel disperato tentativo di difendersi la ferisce, venendo a sua volta dilaniato.La sinossi si deve interrompere qui, perchè non è il caso di togliere gusto a chi non avesse ancora visto questa preziosa pellicola,svelando il soprprendente finale.
Capolavoro, di pregevolissima fattura,elegante e raffinato, con un'accuratissima fotografia,in un bianco e nero sinistro e suggestivo,con inquadrature espressioniste, giochi di ombre e montaggio sofisticatissimi,dal "budget" irrisorio,si può classificare come appartenente al filone dell'horror suggerito" dove cioè il terrore è psicologico e corre sul filo delle allusioni e delle ambiguità,ricco di suggestioni non mostrate fino all’ultimo, anzichè su effetti grandguignoleschi, o splatter, con scene truculente.
Storia d’amore tormentata, pervasa da un continuo senso d’alienazione e straniamento,esteticamente potente,narrata attraverso scene oniriche e inquietanti dialoghi di sessuologia e due scene cult indimenticabili: Alice teme di essere inseguita e si gira in continuazione,lo spettatore sa che dietro di lei c’è Irena, anche se Alice non la vede, ma all’apice del "pathos"il ruggire del felino, si trasforma nell’arrivo di un autobus, che presumibilmente la salva. È la geniale invenzione della tecnica del “Lewton Bus”,che si fonda sull’ingannare le aspettative dello spettatore e sull’interrompere il crescendo di tensione, con un "jump-scare" imprevedibile, in cui a spaventare non è un qualcosa di realmente pericoloso, bensì una banalità quotidiana, L’altra scena-cult è quella girata nella piscina,dove Alice da sola avvolta da un'atmosfera rarefatta,tra urla, ombre,ruggiti felini, luci che si spengono e si accendono e accappatoi pieni di graffi,deve difendersi da qualcosa di impalpabile, invisibile, ma terribilmente feroce.
Ha avuto un sequel e due remake, ma per quanto brillanti nessuno ha saputo eguagliare la magia di questo piccolo gioiellino
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