Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film
Comincia in modo sorridente, con l’incontro fra lui e lei allo zoo: lo si potrebbe quasi credere l’inizio di una commedia. Subito, però, siamo portati in mezzo ad atmosfere sinistre, con l’evocazione di un’antica leggenda su un popolo di creature mutanti in un villaggio serbo: la maggior parte furono sterminate, ma alcune sono sopravvissute e si sono sparse per il mondo. Tutto si gioca sul filo di un’ambiguità: la protagonista è convinta di essere vittima di una maledizione, lo psichiatra cerca di portare razionalità, e non viene mai detto apertamente chi dei due abbia ragione. Per quanto si tratti indiscutibilmente di un horror, non trascurerei il sottotesto di dramma sentimentale: Irina è una straniera che prova una (ben giustificata) gelosia per la sanissima ragazza americana che lavora insieme al di lei marito e che ne è silenziosamente innamorata; sul piano sociologico, la sua potrebbe essere letta come la storia di un’integrazione mancata che sfocia nel riconoscimento della propria diversità. Certo, con un budget più ricco, si sarebbero potuti sviluppare meglio certi meccanismi (qui un matrimonio si fa e si disfa alla velocità della luce); come horror, invece, trae giovamento proprio dalla sua implacabile compattezza.
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