Regia di Travis Cluff, Chris Lofing vedi scheda film
Certo The Gallows non interviene a favore della causa pro-POV. Anzi, potremmo dire che la inabissa, e rappresenta esso stesso tutto ciò che il genere fa peggio, in direzione inversamente proporzionale alle sue qualità effettive. Sperare che il mockumentary non produca più niente, in seguito a film orridi come questo, non è però la reazione giusta, perché pensare a una direzione diversa per l'horror, in senso estetico, sarebbe anacronistico e pedante (per quanto questo possa, a buon ragione, fare paura).
Potremmo dire che The Gallows è la rassegna più o meno involontaria di tutti gli stilemi del genere, ma diversamente da molti altri filmetti altrettanto ridicoli, ha sullo spettatore un effetto ancora più sconfortante considerando l'occasione persa. Un mockumentary che abbia stretti legami metatestuali con l'arte teatrale non era ancora stato immaginato, ma qui l'idea si rivela futile e scontata constatandone gli sviluppi. I personaggi sono stupidi, la trama è stupida, il finale è stupido, ma questi sono gli aspetti meno interessanti, perché anche in un horror di questo tipo spesso si cercano espedienti per provare a elaborare nuovi generi di paure (dall'onesta tensione ai risibili jump scares). Ogni aspetto legato alla trama è un riempitivo, un modo per far accomodare e dare più certezze allo spettatore da multisala, e dunque non va preso sul serio, né può essere il centro di una normale disanima del film. Un grande film riuscirebbe a dare come plausibili quelle giustificazioni che per esempio comportano che ogni momento di angoscia venga ripreso amatorialmente, ma siccome non siamo entrati in sala per vedere un gran film, vediamo cosa può offrire The Gallows (senza però ovviamente accontentarci, certo altre stelle al film non gliele aggiungerebbe nessuno).
Le scene horror. Beh, non sono horror, perché non fanno paura, né hanno un loro perché. The Gallows sfrutta nella maniera più sfacciata i limiti dell'immagine, ogni volta che la telecamera svolta alla svelta per guardare dietro il suo viewer si avverte un suono, una vibrazione, che vorrebbe accumulare tensione. Ma risulta alfine una aggiunta posticcia che lascia il tempo che trova. L'immagine tremolante non ha ragion d'essere, perché non c'è ragione che sia lì e mostri. I personaggi continuano a riprendere, ma tutto ovviamente suona finto lontano un miglio. Fino all'esplosione del nonsense, il discorso tranquillizante di Reese, che mette la telecamera quasi in selfie-style come fosse la cosa più naturale e spontanea del mondo.
I personaggi. Vabbè, tutti odiosi. Ryan che dirige è terribile, ma la mania del mockumentary di far morire il cameraman principale è già nota (anche in Necropolis succede). Poi c'è (Bitch) Cassidy, la fidanzata cheerleader di Ryan, che muore in un contrappasso che è la scena più riuscita del film, ovvero quella dell'immagine della locandina (contrappasso perché le uniche volte che lei prende in mano la telecamera sono due, si inquadra da vicino il viso, e nella seconda volta non sta troppo attenta al suo collo). Dopo c'è Pfeifer, la primadonna insopportabile, che darebbe la vita per il suo spettacolo. Infine Reese, sportivo incapace a recitare (sia nel film che nella realtà, sia chiaro), con occhioni e bocca costantemente spalancati a formare un'insolita faccia da pesce.
Il fantasma. Non si cerca nemmeno di creare una figura interessante, almeno visivamente, anche perché non ha volto ed è mascherato da boia. Insegue i protagonisti con il suo solito cappio (leitmotiv del film), la sua arma, il che rende anche abbastanza limitato lo stile delle morti che hanno luogo, e compare e scompare random senza un minimo di presenza scenica. Non è cattivo, e appare proprio dove te lo aspetti, un fantasma che non farebbe paura ai polli.
L'idea di base. Non sarebbe male, potenzialmente è una discussione realtà-finzione che trasforma una scena dello spettacolo in una scena che realmente avviene. Ma il twist finale rovina il poco salvabile, e nonostante sia relativamente imprevisto non giustifica l'utilizzo del genere found footage.
In conclusione, The Gallows è merce estranea al genere. Si appropria indebitamente di questa modalità di ripresa (che a volte è un trucco, a volte è formalmente necessaria), e la storpia senza aggiungere nulla. Se ci si diverte, è per il ridicolo involontario, però se non si è in giusta compagnia il film è di una noia mortale.
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