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Office (II)

Regia di Hong Won-chan vedi scheda film

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Tato88

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La recensione su Office (II)

di Tato88
6 stelle

Gli screening di mezzanotte di quest'edizione del festival di Cannes non sono stati tra i più accattivanti che si ricordino (eccezion fatta ovviamente per "Love"). Questo "Office" esprime bene infatti la difficoltà degli organizzatori nel rintracciare delle pellicole che fossero all'altezza.

Con una scena d'apertura che nelle intenzioni doveva essere forte e che invece risulta quasi autocensurata, e un mistero che non promette nessun particolare risvolto narrativo (il killer viene mostrato sin dall'inizio, e il bravo spettatore continua a domandarsi perché la trama si sviluppi sull'indagine per capirne l'identità piuttosto che il movente...), il film è permeato da un'atmosfera poveramente tesa che non riuscirà a turbare veramente lo spettatore, se non attraverso qualche jumpchair saltuariamente riuscito. Le interpretazioni giapponesi sono più contenute del solito, e questo potrebbe anche essere un bene. Ma non basta una lingua straniera a distrarci dalla mancanza di talento degli attori, davvero al minimo sindacabile per non demolire completamente la sospensione dell'incredulità. Poi che dire, un piccolo colpo di scena alla fine (sì lo ammetto. L'ho criticato tanto durante la visione, e poi è riuscito a fregarmi nel finale) cambia improvvisamente le carte in tavola e regala oltre che ad un'autentica sorpresa anche un significato apprezzabile all'intero progetto. Dall'altronde stiamo parlando di un autore che proviene dalla stessa Corea del Sud di Shin Su-won, autrice (oltre che del noiosissimo “Madonna”) di quel malatissimo (in senso buono) "Pluto" presentato alla Berlinale 2013 e che portava avanti una denuncia all'altrettanto malata istituzione scolastica giapponese, caratterizzata da un indottrinamento del senso del dovere troppo maniacale e deleterio nei giovani studenti. Non c’era poi da sorprendersi se per alzare la media dei voti si davano agli omicidi seriali. Con "Office" il discorso prosegue, come dire: se la schizofrenia vi ha risparmiato al tempo delle mele, può sempre colpirvi quando vi avventurate nel mondo del lavoro. Per l'appunto negli asettici, ospedalieri e claustrofobici uffici giapponesi.
Due riflessioni Hong Won-Chan alla fine ce le fa fare; all'inizio ci fa divertire; nel centro però, per lo più ci annoia. Era meglio ridurre la durata del film di una buona mezz'oretta.

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