Regia di Ida Panahandeh vedi scheda film
L'opera prima di Ida Panahandeh non è male, è un esordio tecnicamente convincente e ottimo per la direzione degli attori. Tuttavia mi domando, e perdonatemi il cinismo: non hanno veramente altro da raccontare gli iraniani al di fuori delle tormentate e infelici dinamiche matrimoniali che caratterizzano la loro cultura? Mi ostino a guardare i loro film alla disperata ricerca di qualcosa di originale (che ho trovato finalmente il mese scorso in "A girl walks home alone at night"), ma al di là di lievissime modifiche, finiscono sempre per parlare di qualcuno che si sposa ma non vuole, che si separa ma non vuole, oppure che sta bene da solo perché gli va. E ogni volta sono sempre e solo i protagonisti (donne) a provare un desiderio di ribellione contro l'impostazione sociale fortemente maschilista. La novità di questo film sta nello svelare l'esistenza dei contratti matrimoniali temporanei (mensili). Peccato che la regista abbia dato per scontato che fossimo tutti iraniani e abbia dimenticato di spiegarci quale sia lo scopo pratico di tale contratto.
Va bene, senza accanirsi inutilmente, alla fine il film della Panahandeh risulta abbastanza piacevole e cattura l'attenzione dello spettatore con delle dinamiche sentimentali banalotte ma comunque accattivanti. Peccato non aver sviluppato la sottotrama del bambino prodigio in matematica e di averla relegata ad una sola scena che non sfocia in nulla di utile per l'economia della narrazione. Non c'è motivo per non dargli la sufficienza (se no poi si passa per misogini...), ma lasciate correre, c'è di meglio in Iran.
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