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La vita è meravigliosa

Regia di Frank Capra vedi scheda film

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La recensione su La vita è meravigliosa

di myHusky
10 stelle

"Strange, isn't it? Each man's life touchess so many other lives. When he isn't around he leaves an awful hole, doesn't he?"

 

"It's a Wonderful Life", film del 1946 diretto da Frank Capra, è uno dei grandi classici del cinema americano.

Appartenente al filone della "Commedia Sociale", tipicamente ambientata all'interno della borghesia operosa, ormai in crisi, la pellicola rappresenta un punto saldo della cinematografia mondiale ed è inevitabilmente legata, almeno per quanto riguarda l'America, alla tradizione del periodo natalizio. 

 

Siamo negli anni d'oro del cinema hollywoodiano, gli anni dei divi e delle dive e della grandi case produttrici. Tutto questo comportò, inevitabilmente, alla nascita di un linguaggio standard, caratterizzato da una chiarezza narattiva e da uno stile trasparente, o meglio, discreto (definito così da Bordwell). Lo spettatore doveva capire fin da subito la trama e, soprattutto per quanto riguarda la commedia, doveva uscire dalla sala con certezze e sicurezza (da qui la necessarietà di un "happy ending"). Sono quindi anche gli anni del "Codice Hays", entrato in vigore definitivamente nel 1934: una sorta di regolamento di autocensura, all'interno del quale era illustrato ciò che si poteva e ciò che non si poteva fare. 

All'interno di questo grande sistema furono proprio le personalità come quelle di Frank Capra a lasciare il segno. "It's a Wonderful Life" è certamente una pellicola classica, ma è anche una delle prove più intransigenti e ardite del cinema americano. 

 

La trama è semplice e facilmente comprensibile, ma non per questo meno originale: George Bailey (interpretato da un immenso James Stewart), un giovane pieno di speranze, che vorrebbe viaggiare per tutto il mondo, si trova costretto a rimanere nelle piccola cittadina di Bedfords Falls ad occuparsi dell'azienda di famiglia "Bailey Costruzioni e Mutui", in seguito alla morte del padre. Nonostante la pericolante situazione economica della cooperativa, George riesce a sposarsi e a mettere su famiglia. 

Durante la vigilia di Natale, però, lo zio Billy perde 8.000 dollari che avrebbe dovuto versare in banca per la scadenza di un pagamento: è la goccia che fa traboccare il vaso. La situazione precipiterà vertiginosamente e indurrà il protagonista al suicidio tra le acque del fiume. Fortunatamente verrà salvato all'ultimo istante da un angelo di seconda classe, un certo Clarence Oddbody, venuto sulla terra per salvarlo e per fargli apprezzare l'importanza della sua vita. 

 

Nonostante l'impronta classica, la narrazione degli eventi viene impostata in un modo meno convenzionale: la storia, infatti, dovrebbe iniziare con il momento del tentato suicidio di Geroge ma, in realtà, il regista ci propone prima (attraverso gli occhi dell'angelo) un lunghissimo flashback (di circa un'ora) della vita del protagonista, a partire dall'episodio in cui egli salvò il fratello, a 12 anni. 

La pellicola è quindi divisa in due parti che corrispondono, tradizionalmente, alla situazione iniziale, che è destinata a subire uno shock, e, in seguito, al ripristino dell'ordine. 

 

Secondo quella tipica narrazione che deve infondere sicurezza nello spettatore, è l'irruzione dell'elemento meraviglioso (l'angelo) che dovrebbe dare inizio alla svolta positiva e ricca di speranze. In parte è così, anche perché alla fine abbiamo il tanto agognato happy ending, ma è anche giusto sottolineare che, da questo punto di vista, "It's a Wonderful Life" si muove su un territorio nuovo e, come ho detto prima, particolarmente intransigente. Le scene che seguono la scelta di Clarence di far vedere a George come sarebbe stata la vita a Bedfords Falls se lui non fosse mai nato, restituiscono una sensazione di inquietudine e desolazione che difficilmente può lasciare indifferenti. Come dire: "bene, concludiamo con una buona dose di ottimismo ma non prima di avervi mostrato il lato oscuro e negativo della storia". Tutto ciò si presenta in netta contraddizione con quei valori morali tipici dell'epoca. Il fatto che la pellicola finisica positivamente, con l'intera cittadinanza in pellegrinaggio verso l'abitazione di Bailey, per esprimergli tutta la loro solidarietà, non vuole assolutamente dire che tutto ciò che è accaduto prima sia stato dimenticato. 

Dal punto di vista tecnico, il film è decisamente classico. Il montaggio è preciso in modo da poter fare più chiarezza possibile. Fondamentale l'uso dei raccordi e dei master shot (prima dei quadri ravvicinati) per rappresentare al meglio la scena. 
Troviamo, però, qualche eccezione alla regola: ad esempio nelle scene di ballo collettivo alla festa di diploma del fratello del protagonista, Harry Bailey. In questo caso, in linea con le caratteristiche della commedia musicale, le scelte stilistiche si fanno più ardite, con diverse inquadrature dall'alto e dal basso.

"It's a Wonderful Life" esprime appieno quel periodo del cinema americano, non risultando, però, una semplice opera fra tutte le altre ma, anzi, una delle maggiori espressioni del cinema narrativo di tutti i tempi, e Frank Capra, definito da John Ford "un'ispirazione per chi crede nel sogno americano", uno dei più grandi registi della settima arte.

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