Regia di Grímur Hákonarson vedi scheda film
Islanda. Anziani e burberi, due fratelli allevatori di pecore sono costretti a sterminare i loro greggi a causa di una malattia degli animali. Ma uno dei due nasconde otto bestie nello scantinato. Quando i veterinari le scoprono, i due fratelli e le otto pecore fuggono nella notte verso la montagna, mentre una bufera di neve imperversa.
Opera seconda - quantomeno per il lungometraggio a soggetto - a firma Grimur Hakonarson, che riveste contemporaneamente sia il ruolo di regista che quello di sceneggiatore, Rams - Storia di due fratelli e otto pecore è un film ben diretto, ben messo in scena, ben recitato, ma laconico in maniera forse esagerata. Di poche parole nei dialoghi, di poche informazioni nell'ambientazione e per quanto riguarda la vita dei personaggi, dagli sviluppi abbastanza prevedibili, volutamente realista fino a ricreare sullo schermo in maniera inequivocabile il gelido clima islandese: un clima nel quale le emozioni scarseggiano, gli affetti sono soffocati, gioie e paure riguardano le minime cose quotidiane, mentre per le grandi domande sembra sempre non esserci alcuno spazio, come se a tutto ci fosse già risposta sulla Terra. Ed è una Terra matrigna, quella dell'isola, inospitale se non addirittura sgradevole o malvagia, come dimostra la scena finale, l'unica che riveli qualcosa, che lasci una sensazione forte allo spettatore, dopo un'ora e mezza di nulla. Premiato a Cannes nel 2015, categoria Un certain regard, la pellicola vede nei due ruoli centrali due maturi interpreti locali, comprensibilmente ignoti al pubblico internazionale, ma senza dubbio efficaci: Sigurdur Sigurjonsson e Theodor Juliusson. Altri riconoscimenti sono arrivati a Denver, Lubiana, Valladolid e, naturalmente, agli Edda Awards islandesi, dove il titolo ha fatto man bassa: 11 premi su 13 nominations. 4/10.
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