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Rams - Storia di due fratelli e otto pecore

Regia di Grímur Hákonarson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Rams - Storia di due fratelli e otto pecore

di ethan
7 stelle

In una vallata islandese, dove la maggior parte delle persone - tra i quali anche i fratelli Kimmi (Theodor Juliusson) e Gummi (Sigurdur Sigurjonsson), che non si parlano da quarant'anni e comunicano con dei fogli scritti ed arrotolati che si scambiano grazie a un cane che fa da postino - campa con l'allevamento di ovini, scoppia un'epidemia di Scrapie, malattia degenerativa del sistema nervoso che colpisce gli animali, che devono essere abbattuti in massa. I due reagiscono in maniera opposta al morbo che attacca gli animali: mentre il primo si dà all'alcool, il secondo si rifiuta di concedere alle autorità l'abbattimento dei suoi capi, effettuandolo in proprio, ma occultandone alcuni, per salvaguardare la continuità della specie. Una volta scoperti e messi da parte i vecchi rancori, i fratelli cercheranno di portare in salvo gli otto che Gummi aveva risparmiato dall'abbattimento.

Il titolo internazionale, 'Rams', ossia Arieti, da noi accompagnato dal canonico e più fuorviante che mai 'Storia di due fratelli e otto pecore', che traduce letteralmente quello originale ('Hrùtar'), ha una valenza molto importante, poiché si riferisce, oltre che agli ovini, ai due fratelli, che come appunto degli arieti, sono testardi ed umorali e non fanno che scornarsi da quarant'anni a questa parte: il sorprendente e, a tratti, spiazzante film battente bandiera islandese di Grimur Hakonarson, giunto qui alla sua opera seconda, è una parabola sulla fratellanza e l'amicizia ritrovate, ambientato in una desolata vallata dell'isola, la cui tutto sommato tranquilla e metodica esistenza, basata sull'allevamento ovino, viene scossa da una terribile malattia, che scombussola l'economia del posto.

Il regista procede con ritmi lenti e compassati e con qualche parsimonioso tocco di umorismo slapstick, in un percorso a tappe dove seguiamo il faticoso e tortuoso riavvicinamento tra i due fratelli, che si ri-uniranno definitivamente, in una simbolica inquadratura, come in una sorta di ventre materno, nella splendida e toccante sequenza finale.

Senza gridare al miracolo, dato che nella rete ho letto di paragoni al geograficamente 'vicino' Aki Kaurismaki, 'Hrùtar' è un gioiellino che merita i riconoscimenti che ha ottenuto in giro per il mondo - su tutti Un certain Regard a Cannes 2015 - avente soprattutto il merito di far conoscere una cinematografia così 'lontana' da tutti come quella dell'Islanda.

Voto: 7.

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