Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Alberto, nobile decaduto, non avendo più motivo per rimanere al mondo decide di accettare una proposta rischiosa: fare da cavia per un siero sperimentale. Senonché, proprio in quel momento la vita decide di fargli conoscere Virginia, di cui si innamora.
Difficile ricordarsi di questa innocua commediola di Carlo Ludovico Bragaglia dopo il successo dell’omonimo film di Benigni, uscito nel 1997; ma anche prima del trionfo internazionale di quest’ultimo, La vita è bella non era comunque tra i titoli maggiormente rappresentativi della folta filmografia di Bragaglia. Per capirci meglio: nel solo 1943 (anno non particolarmente prolifico per il nostro cinema), il Nostro licenziò ben cinque pellicole, peraltro mantenendo sempre standard qualitativi dignitosissimi. Come in questo caso: ottanta minuti di ironiche perpipezie – con una sceneggiatura dello stesso regista – destinate a un ovvio lieto fine dal chiaro retrogusto cattolico, con qualche risatina e tanti buoni sentimenti. Per lo meno ci sono due protagonisti d’eccezione, vale a dire il popolare cantante Alberto Rabagliati (al quale vengono naturalmente riservate un paio di sequenze canore) e la diva in ascesa Anna Magnani; nel cast compaiono inoltre Maria Mercader, Carlo Campanini, Virgilio Riento e Gualtiero Tumiati. Anche dal punto di vista del ritmo, Bragaglia mostra di saper fare il suo mestiere; ma è la storia a non avere più di tanto appeal, a non discostarsi da tanti altri melodrammi dell’epoca o da qualche banale fotoromanzo degli anni immediatamente successivi. Curiosità: esiste un terzo La vita è bella, coproduzione italo-russa, girato nel 1979 dall’ucraino Grigori Chukhraj e con protagonisti Giancarlo Giannini e Ornella Muti: evidentemente non troppo fortunato nemmeno esso. 3/10.
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