Regia di Roberto Minervini vedi scheda film
Che cos'è un'opera come Louisiana? L'ultima frontiera che incrocia la ricerca etnografica con la sociologia visuale? Un esperimento estremo di docufiction? La smargiassata di un regista italiano che nel paese natio non ha mai girato un film e che viene osannato dalla critica e snobbato dal pubblico? Difficile dirlo davanti a un'opera così refrattaria a qualsiasi canone cinematografico e narrativo. Un'opera che per oltre un'ora mette in scena due drop out drogatissimi che vivono in condizioni miserrime in qualche anfratto sperduto della Louisiana e la cui unica preoccupazione è quella di iniettarsi eroina in qualunque spazio del corpo rimasto libero, compreso il seno. Stacco improvviso. Ci troviamo tra alcuni fanatici miliziani armati fino ai denti che si stanno preparando all'arrivo della legge marziale. Qualcuno si fa praticare una fellatio da una donna che indossa la maschera di Obama; altri sparano forsennatamente contro un'auto abbandonata sulla quale è appoggiato un manichino che rappresenta il primo presidente nero della storia americana. Tutto ripreso con occhio iperrealista. Troupe ridotta al minimo, impressionante capacità di avvicinare "l'oggetto" filmico, delegando completamente ad esso l'intero carico narrativo, senza la benchè minima traccia di copione. Senza una minima logica, senza un perché. Se non la volontà di essere profondamente disturbante.
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