Regia di Roberto Minervini vedi scheda film
Un documentario che prova, osa, e riesce bene.
Il regista è un italiano, Minervini, che nella Louisiana, negli USA, sta appresso con la camera a un tizio, uno sbandato, e a tutta la fauna che gli gira attorno: la morosa, che è una signora sovrappeso tossica pure lei, la madre malata, la sorella tossica, alcuni amici alcoolizzati…tutta gente che conduce una vita minima, fatta di lavoretti ed espedienti. In comune tutti ce l’hanno con Obama. Questo per un’ora. Nell’ultima mezz’ora la camera invece sta appresso a delle pseudo milizie autocostituite, pronte a difendere le loro famiglie quando vorranno togliere loro i diritti e proclamare la corte marziale (a tutt’oggi, di ciò non c’è traccia, ma neanche lontanamente). Pure loro ce l’hanno con Obama.
Il film non è male, darò 7. Le persone si comportano normalmente, evidentemente abituate ad avere la macchina da presa sempre intorno, e dunque il documentario che ne salta fuori è molto “vero”. E in definitiva, viene anche voglia di sapere poi come è finita, per i “protagonisti”.
Film direi VM 18, sia per le dosi fatte in vena, sia per un paio di trombate, vere, per quanto il regista cerchi di rimanere discreto. Uno spaccato di vera vita non disprezzabile. L’unica cosa che non ho capito esattamente è perché la Louisiana, poteva essere una qualsiasi parte del mondo e non cambiava nulla, ma va bene lo stesso.
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