Regia di Roberto Minervini vedi scheda film
In mezzo agli schiamazzi tutti italiani sui film della nostra decantata sacra trinità, Sorrentino-Moretti-Garrone, s'inserisce, silenziosamente, lo splendido lavoro di Roberto Minervini, italiano ma americano d'adozione. Se il precedente, bellissimo, "Stop The Pounding Heart", aveva già portato alla luce il suo folgorante stile documentaristico, la sua ricerca antropologica dell'America profonda, questa sua ultima fatica, si spinge ancora più in profondità, fra le paludi della Louisiana, e ci mostra un Minervini ancora più coraggioso, che non ha paura di imbastardire la sua idea estatica, silenziosa, di cinema, con storie forti, di definitiva disperazione. "Louisiana" è incentrato sulla storia tossica di Mark e Lisa, due disperati junkies ai margini di tutto, ma principalmente dell'America, che Minervini pedina senza nessuna remora morale, mostrandoceli in tutta la loro nudità e disperazione, dove però il sogno di una vita migliore e la tenerezza, non sono del tutto banditi. E' l'ora più bella del documentario, in cui tutto funziona, disturba, sciocca, commuove e costringe lo spettatore a vedere quello che dell'America non vediamo mai, se non in personaggi artefatti e di finzione. L'ultima parte lo trova a ritrarre un gruppo di paramilitari, una delle tante folli milizie del sud, impegnati in una loro personale guerra contro tutti i nemici della loro libertà, che sia il governo centrale, Obama in primis, o fantomatici immigrati che minacciano le loro fantomatiche frontiere o la loro famiglia. Qui il lavoro cala un po' di tensione e di bellezza, rendendoci però, ancora una volta, partecipi del ventre molle, nero, marcio e violento dell'America, chiudendo con una scena finale d'antologia del Cinema. Al termine della visione non si può che rimanere in silenzio e increduli, ognuno a fare i conti con la propria realtà che, riflettendo, non porta poi così lontani da certe aberranti devianze ormai tipiche anche del nostro paese. Un documentario di straordinaria intensità, che, finalmente, mi rende orgoglioso del nostro Cinema. Da vedere.
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