Regia di Marco Pollini vedi scheda film
Lola è sudamericana, dunque ha il ritmo nel sangue e controvoglia fa pole dancing alle feste dei ricchi; Irina è «russa, anzi, per la precisione moldava» e il fidanzato crudele la obbliga a lavare i piatti; Carmen viene da un «paese dell’Asia» di cui non è dato sapere altro: quando l’uomo che accudisce muore, viene messa alla porta senza complimenti. Giovani, belle, buone e maltrattate, sono in Italia per cercare una vita migliore, vi trovano una serie di soprusi ed espedienti melodrammatici (con tanto di anelli trafugati, lettere segrete, invidie e gelosie) che della telenovela conserva anche stile, ritmo, intensità interpretativa, colonna sonora e colpi di scena. Ma l’esordio di Marco Pollini è (parole sue) una «commedia sociale», decisa a denunciare lo sfruttamento costante cui sono sottoposte le ragazze straniere, senza per questo rinunciare a insistite inquadrature su cosce e décolleté, ad ammiccamenti sexy e relativi doppi sensi, a qualche scena di violenza goffa e gratuita, o, perché no, a battute sulle «extracomunitarie bone che circuiscono i vecchi», pronunciate con malcelata lascivia dagli anziani medesimi. Forse è per questo che il ministero ha riconosciuto Le badanti di interesse culturale, senza cogliere l’ispirazione pruriginosa da commedia scollacciata, (non) nascosta sotto la cornice dello sbandierato impegno. O forse l’ha smarrita nell’imbarazzo generale, nella superficialità della messa in scena, nella dilagante tristezza.
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