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Genitori

Regia di Alberto Fasulo vedi scheda film

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La recensione su Genitori

di leporello
5 stelle

   L’equidistanza non necessariamente corrisponde all’equilibrio, e il “mezzo” in cui, con encomiabile sforzo, cerca di porsi Fasulo per voler non essere né troppo universale, né  troppo personale, finisce per assomigliare più che altro ad un “tiepido” scarsamente emotivo.  Poco commuove e coinvolge, e nemmeno troppa solidarietà umana suscita un collettivo di genitori e parenti di disabili con i quali il regista/autore sceglie di interloquire attraverso un distacco asettico che finisce per non spiegare il dramma, per non svelare il dolore, posizionandosi con insana e diseducativa prudenza dietro un “politically/healthly correct” che, non volendo rigirare il coltello nella piaga, finisce per non dire e illustrare quasi nulla della piaga stessa. Emblematico il dibattito iniziale sulla sessualità dei disabili (dire “disabili” è poco, l’universo immagino sia vastissimo e variegato), quasi chiacchiere da circolo di burraco, un accenno alle responsabilità della cultura cattolica presto driblato con poco encomiabile prontezza.

 

   Fatta eccezione forse solo per un paio dei partecipanti al collettivo, Fasulo non riesce a spremere pathos, ma questo forse non è un male: forse non lo voleva. Però non riesce neppure, né in spettatori al di fuori dell’ambito in cui si muove il tema del film (come me), né  in qualche caso rivolgendosi direttamente agli operatori del settore, ad entrare nel sangue: la camera costantemente  posizionata a pochi centimetri dai nasi “sfiora” e basta, ma non tocca, bussa senza entrare, non ha il coraggio (non vuole averlo?) di farsi avanti, di denudare, di lanciare l’urlo… Sussurra a mezza voce, come nel finale “politico” del gruppetto dei protagonisti alle prese col sindaco, dove l’ipocrisia delle istituzioni che stringono mani dopo le loro promesse palesemente vane, inscenata anch’essa in maniera “politically correct”, finisce per abbagliare anche i migliori critici, che credono di vedere in questo manipolo di fortissimi deboli, di ultimi in prima fila, un “gruppo di potere” inesistente, senza trovare il coraggio di guardare negli occhi e riconoscere in costoro un cenacolo di santi beatamente soli, alle prese con il loro destino.

 

Anche su mamononmamo.blogspot.it

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