Regia di Alberto Fasulo vedi scheda film
Morale e fisica del documentario: come raccontare il dolore dell’altro? Dove posizionare la camera? Qual è la giusta distanza? Genitori definisce il suo piccolo: e sceglie un luogo e del materiale umano per dare delle possibili risposte. Tornando al documentario dopo TIR, Fasulo si fa ospitare da un gruppo di familiari di persone disabili, riunito abitualmente e periodicamente, e lo filma discorrere del trauma e del logorio, del regalo di un nuovo modo di vedere il mondo, di questioni come la sessualità del portatore di handicap (argomento affrontato recentemente da The Special Need e The Sessions - Gli incontri), di aneddoti teneri, sorprese insperate, barriere sociali, abusi burocratici. Dopo un prologo vis à vis con una genitrice, stretto su un primo piano che - per il modo in cui dialoga con tutto il peso del fuoricampo - è un vero e proprio manifesto d’intenti, Fasulo si chiude insieme al gruppo in un interno, e si mette in ascolto con pudore. Ne esce un film-forum di pensieri intorno all’handicap, certo, ma non è così semplice. O forse sì; Genitori è soprattutto un banco di prova democratico, un inno dolente alla comprensione e alla compassione, un prelievo di popolo che è sì formato da individui (invitati a presentarsi alla mdp, uno dopo l’altro), ma che, insieme, sul finale, sa farsi gruppo di potere: dopo il confronto dialettico esce all’esterno, si rivolge al sindaco, lotta in nome di un diritto. Se questo non è cinema politico...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta