Regia di Konrad Wolf vedi scheda film
[Titolo: Avevo 19 anni] E' un film autobiografico, basato sui ricordi personali di Konrad Wolf, la cui famiglia si era stabilita in Unione Sovietica all'avvento di Hitler al potere. Ritornò in Germania a guerra finita, inizialmente come soldato dell'Armata Rossa. Sarebbe poi diventato il regista più importante della DDR.
Un elemento da rilevare è il punto di vista e la delicata questione della posizione ideologica in relazione agli eventi, aspetto non marginale in un paese dove i film, prima di uscire, dovevano essere approvati dalla censura di Stato. Si potrebbe a questo proposito rimproverare alla pellicola di non mostrare le efferatezze compiute dai soldati sovietici sulla popolazione civile, i quali volevano vendicarsi dell'invasione della Russia da parte della Germania nazista. Testimoni narrano in particolare di moltissime donne violentate, di uomini inviati nei gulag e di fosse comuni. Però il film è autobiogafico, quasi un diario... Forse che il giovane Wolf non fosse mai incappato in episodi di quel tipo? Dobbiamo concedergli questa eventualità, diciamo.
Precisato questo, la pellicola - recitata metà in russo e metà in tedesco - è secondo me di alto livello, e fonde magnificamente la storia esterna, l'interiorità del protagonista, e i molti personaggi che via via compaiono nella trama. Spesso sono definiti con pochi ma efficaci tratti, e a volte resi indimenticabili con questo poco. Non mancano episodi d'azione e qualche combattimento, ma il tono è anti-spettacolare e vagamente intimista. Spesso la cinepresa indugia su volti e scene di vita e sofferenza quotidiana, riuscendo a catturarne l'essenza umana, anche tramite un certo lirismo. In questo il film si accosta un po' al nostro neorealismo.
A seguito delle riflessioni di poco sopra, va anche detto che l'esercito sovietico non viene denigrato, ma neppure esaltato. Non si nascondono, per di più, alcuni tristi episodi in cui, per equivoci evitabili, i soldati rossi si combatterono tra loro, convinti di avere davanti nazisti travestiti. Qualche recensore parla comunque di propaganda comunista dolce e umanistica. Io di propaganda in senso stretto non ne ho vista, anche perché la conosco bene da altri film.
Per il resto, è una pellicola fluida, raccontata molto bene, lirica, fotografata in uno splendido bianco e nero con armoniosi movimenti di macchina. Praticamente una lezione di cinema.
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