Regia di Antonio Pietrangeli vedi scheda film
Le commedie dirette da Antonio Pietrangeli sono spesso percorse da venature drammatiche, come nel caso di questo splendido film, ottimamente interpretato da una Sandra Milo in forma smagliante, nonché da François Périer nel ruolo di un trentacinquenne romano, uomo mediocre e scarsamente affidabile, doppiato per l’occasione in maniera assai convincente (mi è sembrato di riconoscere la voce di Paolo Ferrari, ma potrei sbagliare). A San benedetto Po, nel mantovano, Pina accoglie Adolfo, un uomo conosciuto attraverso una corrispondenza tra “cuori solitari”. Trascorrono insieme 24 ore, al termine delle quali Pina, delusa dall’incontro e dai comportamenti di Adolfo, lo riaccompagna alla stazione. I due si lasciano su un arrivederci che sa molto di addio. Benché privo di colpi di scena e basato prevalentemente sui dialoghi tra i due protagonisti, non si tratta di un film intimista. Antonio Pietrangeli, adattando un racconto di Carlo Cassola e aiutato nella sceneggiatura da Ettore Scola e Ruggero Maccari, offre una descrizione molto realistica della provincia italiana dei primi anni ’60, con la sua mentalità un po’ gretta, il timore del giudizio della gente, la nascente antipatia del Nord nei confronti della Capitale. François Périer è perfetto nel trasmettere il suo senso di disagio di fronte ad una società rurale che aggredisce perché non la conosce. La strafottenza dei Romani era e resta leggendaria. La naturalezza recitativa delle figure di secondo piano e i luoghi scelti per la sua realizzazione conferiscono al film quel tono realistico in cui il cinema italiano dell’epoca eccelleva. Il tutto è arricchito da una fotografia in bianco e nero accuratissima, sia negli interni che nella paesaggistica. Le carrellate sulla città di Ferrara sono indimenticabili. E’doveroso annotare la prestazione di Gastone Moschin, giovane e bravissimo anche se in una parte minore, ma soprattutto quella del grande e camaleontico attore che ha saputo essere l’oggi ottantaduenne Mario Adorf. Nella sua sterminata filmografia, ha interpretato tutto, dal buono al cattivissimo, dal comico al drammatico. Qui, è uno straordinario “matto di paese”, spontaneo e agilissimo, si esibisce in un irresistibile ballo demenziale su canzoni d’epoca che oggi si definiscono “vintage”. Come non restare in ammirazione di fronte alla potenza vocale di Rita Pavone? 1963: veramente un anno d’oro per Sandra Milo. Fellini 8 ½ e questo. Niente male!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta