Regia di Henry Hathaway vedi scheda film
Il bacio della morte (una volta tanto un’esatta traduzione del titolo originale) è stato girato in pieno dopoguerra (nel 1947) da Henry Hathaway, un regista di valore ma non considerato fra i grandi.
Il fil racconta le vicende di Nick Bianco (Victor Mature), rapinatore per necessità che, dopo essere stato arrestato, è invitato a denunciare i suoi compari dal viceprocuratore (Brian Donlevy). Nick rifiuta nettamente, ma dopo aver appreso del suicidio di sua moglie acconsente alla delazione; ottenuto il condono si risposa con la tata Nettie (Coleen Gray) e collabora all’inchiesta sul criminale Tommy Udo (Richard Widmark).
La regia di Hathaway conferisce un ritmo serrato alla storia con uno stile quasi documentaristico per privilegiare il realismo (nei titoli di testa si evidenzia che le riprese sono state effettuate “in location”) e la cui stringatezza non si sofferma troppo sulle scene di violenza.
Il punto debole del film, peraltro di ottima fattura, come riconosciuto da più parti è il finale poco verosimile. In realtà era considerato corretto che i film polizieschi e di gangster creassero negli spettatori repulsione per la criminalità (infatti è enfatizzato l’esaltazione per la violenza dello psicotico Udo) e inducessero un consenso rassicurante verso le istituzioni che salvaguardano l’ordine costituito. Per comprendere il clima dell’epoca bisogna anche tener presente che già allora era operante la “Commissione per le attività antiamericane” della Camera dei rappresentanti e che negli anni ’50 sarà istituita un’analoga commissione anche per il Senato, presieduta da John Mc Carthy, le quali privilegiavano lo strumento della delazione. È anche significativo il fatto che il film abbia avuto qualche problema di censura, poi risolto, perché il cinismo mostrato da polizia e organi giudiziari, anche se con fini opposti, non era così diverso da quello dei criminali.
Punto di forza del film, oltre la regia, è la recitazione dei protagonisti: particolarmente celebrata quella del grande Richard Widmark (esordiente nel cinema) efficace nel rendere la personalità deviata di Udo che io però trovo un po’ troppo sopra le righe, a cui fa da contrappeso quella più misurata di Victor Mature che impersona un uomo normale dalle aspirazioni borghesi (lavoro, casa e famiglia) costretto a delinquere dalle circostanze avverse. Sono da segnalare anche le brevi apparizioni come poliziotti dei rinomati caratteristi Millard Mitchell e Karl Malden, che appariranno in molti altri film di successo.
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