Regia di Francesco Trudu vedi scheda film
Inseguito nel Dopoguerra da Luciano Emmer, che aveva sotto contratto Mastroianni e la Bosè, il romanzo La madre (1919) fu poi incastrato forzatamente nel patchwork deleddiano di Proibito (1954), prima regia di Mario Monicelli senza Steno, che includeva la sfuggente storia d’amore tra Mel Ferrer e Lea Massari. Nel 2014 è stato portato sullo schermo da Angelo Maresca in una versione contemporanea, algida e scarnificata. Riappare, con tutti i suoi nodi drammaturgici difficili da trasporre cinematograficamente, in Il peccatore - che un tempo sarebbe stato catalogato come “non professionale” - diretto dall’esordiente Francesco Trudu. Il film ha una cornice narrativa in cui appare la scrittrice, che cerca di accreditarsi, con una lettera, presso un editore. La stessa voce over si trasforma nella voce off che illustra, con le parole del romanzo, la storia d’amore tra Don Paulo e Agnese, una ricca donna «non più giovanissima» (scrive la Deledda), che nel film sembra pronta per una sfilata di moda etnica promossa da un vero stilista. Inadeguati gli interpreti - ovvero anch’essi non professionali, rispetto alla testualità paraletteraria del film, unica bella idea di regia, se fosse stata sviluppata da un autore come De Oliveira - che si muovono in uno scenario non banale, ritagliato tra i vicoli, i portali, le mura, le stradine di qualche paese sardo. Un adattamento meno teatralizzato avrebbe dato migliori risultati.
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