Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Buñuel fa a pezzi l'ipocrisia cattolica con un capolavoro che mortifica e demolisce l'aspirazione alla santità di cui s'ammantano molti ferventi credenti.
Capolavoro di Buñuel in cui lo stesso stravolge sottilmente il suo personaggio per trasformare una suora in una sorta di diavolo della distruzione. Forse fu proprio qui il regista spagnolo che maturò l'idea di affidare alla protagonista anche il ruolo di satana nel successivo Simon del deserto. Viridiana incarna l'ipocrisia della religione cattolica, la perfezione degli intenti, la purezza di un animo incontaminato, che porta con sé il seme della devastazione. L'anziano zio innamorato di lei si toglierà la vita dopo averne in parte intaccato la purezza fisica, la congrega di disperati che accoglie in casa le si rivolterà contro fino al tentativo di stupro ai suoi danni, la sua stessa casa diventerà luogo di dissacrazione con un banchetto osceno emulante - nemmeno troppo velatamente - l'Ultima Cena e la sua corona di spine in fiamme. Se i sottesi non fossero stati sufficienti Buñuel assesta il colpo di coda nel finale, sciogliendo i capelli alla sua protagonista e lasciandola accomodare - quasi rassegnata - al tavolo da gioco del personaggio più luciferino (eppure più controverso e umano), il suo dissoluto cugino. Un'opera totale e necessaria da cui prenderà il via tanto cinema a seguire, impossibile non notare i sottesi che Dogville - per citare solo l'esempio più celebre che viene in mente - richiama a questa pellicola.
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