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Viridiana

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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La recensione su Viridiana

di hupp2000
10 stelle

Non è uno dei film di Luis Bunuel più frequentemente evocati ma, secondo me, merita una pronta rivalutazione. Lo considero uno dei suoi risultati più trasgressivi e provocatori. Non a caso, benché insignito della palma d’oro a Cannes, alla sua uscita fu bandito dal Vaticano e vietato in Spagna fino alla morte del dittatore Francisco Franco. Bunuel mette da parte surrealismo e scenari onirici. Ci racconta una storia divisa in due parti, con tre protagonisti e un finale che capovolge diametralmente l’incipit del film. Il primo protagonista è lei, Viridiana, novizia in procinto di diventare suora di clausura, orfana che, prima dell’investitura, rende una dovuta visita a Don Jaime, lo zio che le ha generosamente garantito un’accettabile sussistenza, anche se in un convento. L’uomo rivede in Viridiana l’immagine della defunta moglie. Perde la testa e la disonora, o dice di averla disonorata, addormentandola con un sonnifero. Tormentato dal rimorso,  s’impicca. Viridiana eredita la splendida dimora dello zio, ma spunta Jorge, figlio naturale di Don Jaime, anch’egli erede. Convivenza difficile, tanto più che la nostra ex-suora ha deciso di utilizzare l’inattesa fortuna per dare asilo, conforto, vitto e alloggio a un’armata brancaleone di reietti ed emarginati della società, mentre il suo quasi cugino ha tutt’altri progetti per il futuro della proprietà. Mi fermo qui, per rispetto di chi non abbia ancora visto un film, al cui valore contribuiscono certamente le prestazioni dei tre protagonisti, ma anche la linearità del racconto, l’assenza di effetti visionari, settore nel quale il Nostro eccelle, ma che qui sarebbero stati di troppo. Il racconto procede spedito, sorprende a più riprese, scava nella sessualità, nel feticismo, nel retaggio cattolico di Spagna e Centro America. “L’ultima Cena” della banda di desperados, sparata con un sorprendente e inatteso fermo immagine, resterà sempre per me una specie di manifesto cinematografico della trasgressione. I reietti rappresentati sono sono per niente poveri e belli, anzi, sono dei vandali, sono volgari e scemi. Luis Bunuel non fa sconti a nessuno. Sferza i ricchi, sferza i poveri, sferza la Chiesa, i pregiudizi, l’ipocrisia. I motori del film sono il denaro mai nominato e il sesso mai mostrato. Una perfetta sintesi marxiana e freudiana. 

 

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