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Viridiana

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Viridiana

di ed wood
9 stelle

A differenza di altri film di Bunuel, Viridiana ha uno sviluppo più narrativo, al limite del melodramma. C'è un crescendo emotivo, c'è un climax (anzi, più di uno). Nonostante le numerose ellissi, che contribuiscono comunque a dare un senso determinante alla vicenda fornendole i connotati dell'apologo, viene a mancare in quest'opera la struttura circolare, fondata sulla ripetizione, che caratterizza la poetica surrealista del grande cineasta iberico. C'è invece una struttura a blocchi, tripartita, come fossero i movimenti di una sinfonia. La prima mezz'ora, con un impagabile Fernando Rey, si riallaccia ad "El", col tema del maschio possessivo, ma in fondo impotente, e con un campionario di perversioni che vanno dall'incesto al feticismo, dal sonnamblismo alla necrofilia. La parte centrale, invece, con Viridiana (una perfetta, ambigua Silvia Pinal) impegnata a fare la carità ad un gruppo di barboni ha invece l'efficacia empirica di "Nazarin": la solidarietà cristiana, le buone intenzioni, il missionarismo evangelico nulla possono contro gli istinti feroci, barbari, violenti della razza umana. Pulsioni brade che esplodono in assenza di alcun freno inibitore o guida morale nella celebre e blasfema sequenza della cena, in cui Bunuel pare voler resuscitare l'anarchismo gioioso che Vigo rappresentò 30 anni prima in "Zero in condotta". Una sequenza significativa è quella in cui, attraverso un sapiente montaggio alternato, vengono contrapposti Viridiana e gli storpi raccolti in preghiera per l'Angelus e gli operai che lavorano per ristrutturare la casa del padrone: il contrasto fra religione e materialismo, già ampiamente esposto in "Nazarin" (a proposito del quale, è curioso notare come Francisco Rabal interpreti in "Viridiana" una parte diametralmente opposta a quella di Don Nazario!). Il finale del film è quanto di più beffardo, crudele, disilluso ci si potesse attendere: un ennesimo colpo di genio col quale Don Luis pare voler far calare il sipario definitivo su ogni velleità cristiana.

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