Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
In termini evangelici potrebbe essere definita un'antiparabola; Viridiana non è la protagonista, ma la vittima delle sue stesse azioni. Va a visitare il vecchio zio, ma questi cerca di stuprarla; offre riparo ai poveri, ma loro ne approfittano per gozzovigliare; anche il cugino, sposato, si approccia fisicamente a lei e la ragazza, pur con tutte le sue buone intenzioni, sembra sempre soccombere di fronte allo sviluppo degli eventi. Di questo film si ricorda la scena che riprende L'ultima cena di Leonardo, sarcasticamente caricaturata con l'inserimento degli straccioni maleducati al posto degli apostoli. Bunuel, da sempre critico nei confronti del cattolicesimo, comincia qui ad esporre le proprie argomentazioni nella maniera sopra le righe ed inondata di sarcasmo che gli si riconosce; arriveranno poi i reali capolavori (L'angelo sterminatore e La via lattea), ma qui già siamo indubbiamente ad altissimi livelli.
Viridiana, prima di prendere i voti e chiudersi in convento per sempre, va a visitare il vecchio zio vedovo. La ragazza assomiglia terribilmente alla zia morta e l'uomo tenta di violentarla; Viridiana fugge, lo zio si impicca e la villa rimane alla ragazza. Che decide quindi di restare, per ospitare un gruppo di poveri e di barboni. Ma appena Viridiana si allontana per qualche giorno dalla villa, gli ospiti ne approfittano per festeggiare smodatamente.
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