Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Tre amiche, tre storie sentimentali traballanti, tre sognatrici con grandi aspirazioni; l’unione salda fra di loro sarà ciò che le aiuterà a superare i momenti difficili.
Carlo Ludovico Bragaglia è uno dei pochi registi nostrani che è riuscito non solo a passare indenne il periodo del regime fascista (‘bastava’ girare operine leggere e prive di qualsiasi evidente indicazione sociopolitica, in tanti ci sono riusciti), ma addirittura a lavorare con continuità e assiduità perfino durante la seconda guerra mondiale, quando alla censura si aggiunsero la carenza di mezzi e di pubblico. Fra le numerose pellicole da lui licenziate durante il conflitto, ecco questa Violette nei capelli, un dramma tratto dal romanzo omonimo di Luciana Peverelli e da quest’ultima sceneggiato insieme al regista, a Raffaello Matarazzo, ad Alessandro De Stefani e a Silvano Castellani. Si tratta di una storia divisa in tre parti, con tre sottotrame portate avanti in parallelo e che si intrecciano nel nome dell’amicizia che lega il tris di protagoniste (Lilia Silvi, Irasema Dilian e Carla Del Poggio); una sola di loro raggiungerà il lieto fine, ma i toni distaccati della narrazione aiutano ad alleggerire il peso delle vicende, oltre alla messa in scena di stampo teatrale adottata dal regista. Altri interpreti degni di nota: Carlo Campanini, Roberto Villa, Enzo Biliotti, Giuseppe Addobbati, Emma Giglio e, in una particina, Stefano Vanzina, ovvero il futuro regista Steno, qui all’esordio in veste di attore (che pure adotterà molto di rado in seguito). 3/10.
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