Regia di Marco Filiberti vedi scheda film
Il male nella storia dell’uomo ha dunque inizio con il fratricidio biblico. In un casale toscano, un regista teatrale interpretato da Renato Scarpa ha raccolto un gruppo di attori e attrici per provare una rivoluzionaria messa in scena di due opere di Lord Byron, Caino e Manfred, apici dell’estetica romantica. L’arrivo di Amedeo, giovane interprete dal fascino pungente, crea scompiglio e porta il primo attore Antonio a provocarne la morte. La tragedia fa da contrappunto a un’altra dicotomia, quella tra caos e armonia di gesti e performance vissuti come visioni “byroniane”, in squarci tra l’onirico e il performante, fotografati come in un film di Rainer Werner Fassbinder. Marco Filiberti, autore al cinema dell’interessante Il compleanno (2009), ma da qualche anno dedito soprattutto al palcoscenico, dimostra anche con Cain di avere un talento difficilmente imbrigliabile - ed è un bene - ma a volte fuori misura. Troppa carne al fuoco in questa rappresentazione della volgarità contemporanea sconquassata dal tragico, e un’insistita ricerca della “bella inquadratura” alla quale la campagna toscana, le sue notti e i suoi tramonti, fanno da perfetta ma un po’ stucchevole cornice. Ciò detto, quello di Filiberti resta uno sguardo uguale a nessun altro, capace di rendere palpitante la materia melodrammatica dei suoi film senza paura di risultare aulico. Quindi, forse, dati i tempi che corrono, anacronistico.
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