Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
L'incapacità di confrontarsi con la realtà e col mondo e le sue drammatiche conseguenze in un trittico cupo,interessante,acuto ma non molto avvincente, deturpato dal pistolotto iniziale.
Antonioni ci mostra come la fiumana del progresso e dell'evoluzione sociale trascini via inesorabilmente coloro i quali non sanno attraversarla: individui insoddisfatti di un'esistenza che si prospetta simile a quella dei propri genitori, desiderosi della ricchezza che lo sviluppo della società sembra offrire in abbondanza, e tuttavia incapaci di adattarsi e di ottenerla. I giovani sciagurati di questo film cercano una risposta alla loro insoddisfazione, ma a causa di ingenuità, avidità, impazienza, gelosie, di guasti morali e della mente, la sapranno trovare unicamente, e illusoriamente, nel crimine. Il ritratto sociale degli Anni Cinquanta, sebbene estremo, viene dipinto con rigore ineccepibile; ma la forza del film sta nel farci arrivare l'eco del senso di vuoto e di desolazione dei vinti di ogni epoca, anche di quella attuale. La scelta del racconto a episodi è funzionale a mostrare la convinzione che quel disagio accomunasse un'intera generazione in ogni nazione. Ma dal punto di vista narrativo le vicende risultano alquanto prevedibili. L'orecchiabile tema musicale sui titoli di testa sarebbe più adatto a un film di moschettieri che a un racconto così cupo. L'introduzione è inappropriata, didascalica, insulsa, pedante, forse anche fuorviante sul vero senso dell'opera, tanto da sembrare un'aggiunta violenta della produzione; danneggia pesantemente il risultato artistico. Voto 6.
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