Regia di Roar Uthaug vedi scheda film
TFF33 After hours.
Come rivalutare Roland Emmerich in cinque minuti.
Anche i norvegesi provano ad addentrarsi in una dimensione stile “catastrofic movie” dando anche la sensazione di poter fare (leggermente) meglio degli originali (americani), ma poi in un attimo riescono nell’impensabile.
Il pubblico sembra gradire, francamente mi è “sembrato” davvero un po’ troppo chiedergli di stare al gioco fino a quel punto.
Proprio mentre sta per trasferirsi altrove con la sua famiglia, Kristian, un lungimirante geologo, si accorge che il fiordo che da anni controlla sta per staccarsi dal resto del blocco e schiantarsi nelle acque sottostanti.
Il disastro è dietro l’angolo, il distacco creerebbe uno tsunami capace in dieci minuti di raggiungere il paese di Geiranger uccidendo tutti coloro che si trovano sotto gli ottanta metri di altitudine dal livello dell’acqua.
Il tempo è tiranno.
Vero che il più pareva piuttosto chiaro fin dalla presentazione, palesemente si vuole ripetere la formula del classico “disaster movie” hollywoodiano, ma l’idea di un film del genere proveniente dalla Norvegia (e distribuito anche in Italia da Minerva prossimamente) non poteva che destare un minimo di curiosità.
Che in effetti parrebbe sostanzialmente ripagata, l’evoluzione non s’inventa soluzioni particolari, ma è abbastanza attenta, non sente il bisogno di esordire col botto, arriva con tempi discreti all’inevitabile disastro naturale per poi sciorinare i classici tentativi disperati di raggiungere la salvezza e poi i propri cari dispersi.
A parte qualche comportamento che nella realtà non si vedrebbe proprio mai, il collasso del film sopraggiunge proprio nei cinque minuti che chiudono la vicenda; Roar Uthaug, il regista, tira la corda talmente tanto (siamo a livelli record) che si spezza e poi come se non nulla fosse vorrebbe che questa tornasse come nuova arrivando ai classici “saluti” in una compostezza che lascia interdetti.
Peccato, perché in pochi minuti il malumore prende il sopravvento su tutto, complessivamente non parrebbe nemmeno un prodotto proveniente così lontano da Hollywood dal punto di vista degli effetti speciali, ma poi ne prende anche alcuni difetti, ma soprattutto roiuscendo a renderli ancor più macroscopici.
Dilapidatorio.
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