Regia di Carlo Benso vedi scheda film
Ogni riferimento a Kafka (non) è puramente casuale. Il protagonista di Fuorigioco sembra aver rubato l’identità al commesso viaggiatore di La metamorfosi. Si chiama infatti Gregorio Samsa ed è un manager d’azienda over 50 che improvvisamente si trova senza lavoro. Il suo risveglio come un incubo. Cade in depressione, pensa di essere vittima di un complotto e la rabbia gli impedisce di trovare soluzioni. Lo spazio come un palcoscenico; la mutazione sottolineata dalla voce del protagonista, interpretato da Toni Garrani, come un monologo. Carlo Benso, alla sua opera prima, viene dal teatro e cerca di mostrare la crisi economica che colpisce un invisibile uomo qualunque come una realtà allucinata. Ma non si entra dentro il suo mondo come avveniva nell’intenso Giorni e nuvole di Silvio Soldini; è invece il suo mondo che si impone come unica prospettiva. Su una base narrativa interessante, il film deraglia pericolosamente in eccessi visionari, in voyeurismi esibiti (la ragazza del palazzo di fronte), in caratterizzazioni che scivolano nella macchietta involontaria (il prete), in dettagli che simulano il grottesco (quello della bocca con la parola “lusingati”), in flash che virano verso un inferno bianco. Della guerra quotidiana, della discesa verso la follia, restano solo opachi echi sonori: i rumori della strada, della tv accesa. Si è preferito mostrarli con tinte forti. Creando solo un forte squilibrio.
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