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Zero a zero

Regia di Paolo Geremei vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Zero a zero

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Daniele, attaccante di razza, Andrea e Marco, entrambi portieri, sono tre ragazzi cresciuti nel vivaio della Roma e che sin da piccoli cullavano il desiderio mai nascosto di diventare calciatori professionisti. Un desiderio che per loro, nonostante le indubbie capacità personali, non si è mai concretizzato.

 

Un documentario di rara efficacia che per una volta osserva il mondo del calcio dalla parte di coloro che non ce l’hanno fatta, non cullando il ricordo di ex-calciatori che sono stati dimenticati dai media e dai tifosi ma bensì i ricordi di chi non ha mai calcato nemmeno una volta i dorati campi della serie A. Giocatori carichi di talento che avrebbero forse saputo, ma che non hanno potuto, sfruttare appieno il proprio dono. Tre storie, come ve ne potrebbero essere a centinaia nella capitale, tre storie selezionate da Paolo Geremei, acceso tifoso Romanista, fra le pieghe ombrose delle giovanili proprio della Roma degli anni ‘80 e ‘90. Tre storie che vengono narrate in prima persona dagli stessi protagonisti, attraverso interviste e testimonianze che ripercorrono la vita di Andrea, Daniele e Marco partendo dagli anni dei primi calci, per mezzo di un ricordo mantenuto vivo anche delle immagini di repertorio e dalle testimonianze di famigliari ed ex allenatori dei tre ragazzi, ora poco più che trentenni: Daniele, ancora pieno di rimorsi per una carriera andata in frantumi per un’operazione al ginocchio sbagliata; Andrea, troppo velocemente scartato da Carlo Mazzone nel corso del ritiro precampionato e per questo bollato come inadatto per il calcio che conta e per finire Marco, un portiere che in nazionale giovanile faceva sedere in panchina perfino Gigi Buffon, prima che questi, sfruttando un suo lieve infortunio, gli ‘rubasse’ il posto fra i pali e la conseguente ribalta. Una pellicola che non si ferma all’occasione perduta ma che cerca di scavare il dramma personale di tre ragazzi bruciati dal calcio che conta, ma che al calcio ancora oggi dedicano gran parte del loro tempo pur avendo dovuto reinventarsi una vita normale, cercando di vedere oltre la ribalta mai calcata, svegliandosi alla mattina per cercare di dare un senso ad un’esistenza che ha preso forse una direzione sbagliata e sicuramente non voluta. Da vedere anche da chi non fosse appassionato di ‘pedata nazionale’ ma che desidera capire, come se fosse possibile, come e quanto possa pesare un giudizio forse frettoloso o una insana dose di sfortuna.

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