Regia di Marco Leto vedi scheda film
Leto ha lavorato per lo più per la televisione, a partire dalla fine degli anni '60; nei '70 fa una breve incursione sul grande schermo, cominciando con questo La villeggiatura, scritto da lui stesso insieme alla coppia (artistica e nella vita reale) Del Fra / Mangini. I due d'altronde erano già piuttosto competenti sul ventennio: oltre una decade prima (1962) avevano girato un interessante documentario intitolato All'armi siam fascisti, nel quale la boriosa e altisonante retorica mussoliniana veniva ritratta con buona neutralità, in maniera da lasciarla ridicolizzarsi da sè. Qui siamo invece nel territorio della fiction e occorre quindi dare una forma più partecipe, più viva ai personaggi; ma è da sottolineare la scelta di aver dipinto un commissario di ferrea fede mussoliniana, come è quello interpretato da Adolfo Celi, senza scadere mai nella macchietta, concedendogli anzi un volto umano e tutt'altro che bieco. Sono le idee a fare la differenza fra gli uomini, è il loro peso che li fa pendere verso il generico bene o il generico male: in ciò si denota una ferma ed encomiabile volontà da parte degli autori di uscire dai soliti manicheistici schemi narrativi, incapaci di offrire un attendibile ritratto degli uomini e della società. Adalberto Maria Merli è un buon protagonista, ma la parte del leone finisce per farla proprio Celi, davvero memorabile in questo ruolo; attorno ai due ci sono altri nomi degni di nota come quelli di Milena Vukotic, Roberto Herlitzka (Erlitzka nei titoli di testa), Gianfranco Barra, John Steiner. Forse la scelta di fare concludere in maniera così prepotentemente ideologica il finale è l'unico neo palese della pellicola; musiche (apprezzabili) di Egisto Macchi. 6/10.
Il professor Rossini viene confinato in un'isoletta del sud Italia: non ha giurato fedeltà al fascismo. Qui ha modo di comprendere più a fondo la retorica del potere, colloquiando con un commissario di polizia disponibile al dialogo, e quella dei rivoluzionari confinati come lui. Comincia quindi a pensare alla fuga.
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