Regia di Zoltan Paul vedi scheda film
Prendete Elephant (Gus Van Sant), fatelo crescere anagraficamente, sottraete il manierismo un po' derivativo d'oltreoceano. Poi, restringete l'inquadratura.
Amok, termine che definisce una sindrome culturale tipica del sud-est asiatico e presa in prestito dagli anglosassoni per inquadrare quello che noi liquideremmo come raptus, ma la definizione è in realtà più complessa. Quarantott'ore nella vita di Lorenz, grigio impiegatuccio tedesco in bilico tra divorzio, un fallimento aziendale e una promozione inaspettata (da qui il generico "The Promotion" per il mercato estero); nello specifico, seguiamo il periodo di 'incubazione' antecedente al manifestarsi del fenomento in questione: pregevole in questo caso l'approccio quasi scientifico al soggetto. Un piccolo, magistrale lavoro di scalpello per definire istantanee, dettagli da cogliere per non rimanere a bocca asciutta una volta raggiunti i titoli di coda, una pellicola che si auto delimita per non ambire oltre e magari fallire, di questi tempi poi..
La chiave sta in una polaroid apparentemente insignificante e nelle ultime inquadrature ma non si contano i piccoli indizi, i rimandi, sparsi dall'inizio alla fine come le briciole di Pollicino: trovate quell'Hansi di Hansi Geht's Gut (Hansi sta bene), un sottotitolo che non è campato in aria.
E' un piacere riscoprire in qualche modo la grande tradizione minimalista del thiller centro-nord europeo, filone storicamente esaurito con l'olandese Spoorloos (non mi stancherò mai di citarlo), seppur senza avvicinarsi a tali fasti. Persino la locandina rimanda ai tempi andati. Niente male Tilo Nest, sicuramente un altro purosangue che morirà anonimo.
Recuperato nei meandri abbandonati e nelle sottosezioni di un servizio streaming, il lato felice del cinema di massa che ogni tanto, per andare al risparmio, piazza qualche titolo economico. Vi ricordate com'era il cestino dei dvd in offerta al supermercato? Forse non tutto il male viene per nuocere.
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