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Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film

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La recensione su 11 minuti

di mck
9 stelle

Non c'è nulla, niente da dire su “11 Minut”: accade, e basta. Un CronoSisma. Un gozzovigli'orgiastico. Un potentissimo, grandioso, percussivo crescendo sonoro terminale. E quando finisce, ecco: ora il film può (re)iniziare a fluire.

 

 

A Pixel in the Sky [sommo MacGuffin quanto mai fisicamente presente: se Bresson voleva rappresentare gli animali del Diluvio solamente attraverso le impronte lasciate sulla sabbia della spiaggia al loro passaggio diretti verso l'Arca Skolimowski utilizza il controcampo di una goccia d'inchiostro resasi macchia precipitando s'un foglio bianco e la Realtà non riconosciuta come tale (Oida: "Vedo e dunque so": eh no...) di un pixel nero trasportato dall'occhio di una videocamera di sorveglianza a uno schermo di controllo che fanno semplicemente, giustamente e correttamente il loro dovere: è quando quell'assenza di colore giunge a illuminare l'occhio umano che l'errore subentra e si manifesta in tutta la sua evidenza), ovvero: “il deflettore di raggi protonici del bevatrone” (P.K.D., '57) di Varsavia (quartiere CityLife, fermata Tre Torri della Linea M5) ha tradito i suoi inventori. 

 

 

"Lei me le chiama coincidenze. E una coincidenza oggi, e una coincidenza domani: sono troppe coincidenze che coincidono!"
Totò (Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Mario Guerra, Luciano Martino) - “Chi si Ferma è Perduto” - 1960

Di fronte. Dal punto di vista stilistico-formale un recente corrispettivo letterario [cinematograficamente si potrebbe pensare, ma solo collateralmente, al “the Killing” di Stanley Kubrick e al “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino, ai “71 Frammenti di una Cronologia del Caso” e il “Code Inconnu - Récit Incomplet de Divers Voyages” di Michael Haneke, a molti film di Robert Altman (“Nashville”, “the Player”, “Short Cuts” e “Kansas City”) e al “Magnolia” di Paul Thomas Anderson, tenendo ben presente che viene a mancare se non la coincidenza temporale, senz'altro la restrizione, la riduzione, il concentramento] è certamente il coevo “Challenger” di Guillem López, ma qui le vedute sono ridotte da 73 (circa) a una dozzina, e il tempo è ridotto dalle 6 ore e un quarto di quella fine di gennaio 1986 agli 11 minuti titolanti compresi tra le 17:00 e le 17:11 di un'estate polacca contemporanea, sovrapposti sino a raggiungere quota 80, un'ora e venti, e la Singolarità in cui la manciata di co-protagonisti convergono, precipitano, collassano.

Di sponda. Dal punto di vista tecnico-contenutistico: il (ancora) Michael Haneke di “Benny's Video”, il George A. Romero di “Diary of the Dead”, il Bas Devos di “Violet” e il Brian De Palma di “RE(D)-ACTED” (smartphone, handy-cam, tablet, net/notebook, AV a circuito chiuso...). 

 

 

“Cose del genere succedono ogni giorno, ovunque. […] Ci vorranno dei mesi prima di scoprire la vera causa dell’incidente, supponendo che ce ne sia solo una. La cosa più probabile è che sia stata una concatenazione di coincidenze minime a generare un errore del sistema. Succede anche nella vita... […] Per ogni cosa esiste un punto di flesso, un luogo in cui l’equilibrio diventa caos... […] Il luogo che ogni scienziato detesta.”
Guillem López - “Challenger” - 2015

Produce (con Ewa Piaskowska e Jeremy Thomas), scrive e dirige Jerzy Skolimowski, classe 1938 (fotografia: Mikolaji Lebkowski; montaggio: Agnieszka Glinska; musiche: Pawel Mykietyn), che conferma la sua terza giovinezza di questo secondo millennio dopo “Quattro Notti con Anna” ed “Essential Killing”.


Non c'è nulla, niente da dire su “11 Minut”: accade, e basta.
Un CronoSisma. Un gozzovigli'orgiastico.
Un potentissimo, grandioso, percussivo crescendo sonoro terminale.
E quando finisce, ecco: ora il film può (re)iniziare a fluire.

* * * * ¼ - 8 ½   

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