Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
Undici minuti di vita, di un giorno qualunque, a Varsavia, attorno alle cinque di un pomeriggio tiepido e soleggiato. Minuti banali ma che portano una serie di persone a sfiorarsi, connettersi, intersecarsi: un'attrice con un fresco marito geloso, un produttore cinematografico, un pittore, un lavavetri, un venditore di hot dog, una ragazza punk con il suo cane, un ladruncolo, un gruppo di suore. Tutte pedine di un destino che finirà per essere ferocemente comune, mentre nel cielo uno sgarbo nero, un buco, vigila su tutti come un Dio cattivo, un pixel fulminato su uno schermo tecnologico. Virtuosissimo film del parco Skolimowski, uno dei cineasti più originali e significativi, oggi, che riprende da una miriade di angolazioni, con un lavoro registico eccezionale, con brevissimi flashback e ritorni, questi undici minuti nervosissimi, tesi, umani, sensuali, algidi e grotteschi, in 80 minuti di grande Cinema. Certo, è più ardua la metafora, che potrebbe rimandare alla tragedia americana delle Torri Gemelle, con quest'aereo enorme che vola basso sulla città, ma più consapevolmente al rapporto fra la tecnologia che ormai pervade ogni cosa, (esemplare la sequenza iniziale, girata tutta con le camere dei cellulari e dei computer), e la vita, pura e semplice, ancora, per fortuna, legata al caso, a quella cosa che non conosciamo e che chiamiamo destino. Un buco nello schermo di una sala di controllo che si riflette nel cielo azzurro di Varsavia o sulla tela del pittore. Un buco nero, dove cadono le vite, in un istante, dove la luce non arriva. Una riflessione profonda, modernissima e amara, per un film molto riuscito.
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