Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
11 minuti"definitivi"che mettono in comunicazione ed intersecano le vite, concitate e tutte in corsa, di diversi personaggi, differenti per ceto,estrazione,carattere ed altro. I casi della vita, la fatalità, viste dalla dimensione privilegiata di un dio (cinematografico) che tutto osserva e riprende.Un'orgia strepitosa tutto ritmo, stile e potenza.
FESTIVAL DI VENEZIA 2015 - CONCORSO
Che genio questo Jerzy Skolimowski!!! Cinquant'anni ed oltre che fa cinema, senza fretta, senza tappe o ricorrenze obbligate, lasciando passare anche decadi tra un'opera e la successiva; ma che classe, che stile, che capacità di sapersi confrontare con generi, stili, linguaggi differenti. Pensate solo ad alcuni dei suoi film precedenti...solo anche ai suoi più noti (La ragazza del bagno pubblico, L'australiano, Moonlighting, Lightship-La nave faro, il recente Essential killing).
Una versatilità che sorprende e lascia sbigottiti. Una vitalità ed uno stile che in questo stupendo, frenetico, adrenalinico 11 minutes, non possono far pensare ad uno spirito giovane, senza età, desideroso di sperimentare, di azzardare, di scommettere su se stesso e le proprie capacità.
Peccato che la giuria veneziana lo abbia clamorosamente ignorato, quando, tra tutti i pur validi film il concorso, questo meritava, per stile, energia, ritmo e sbalorditiva tecnica di ripresa, il riconoscimento più ambito.
Dietro lo sguardo di un burattinaio dai mille occhi, ovvero dalle mille telecamere, seguiamo 11 minuti (non li abbiamo cronometrati innnanzi tutto perché è impossibile, intersecandosi sempre più vorticosamente le storie) della vita di persone di estrazione, rango, interessi e personalità differenti: una stupenda pornostar neosposa con marito folle di gelosia, mentre si reca da un noto (o così fa credere di essere) produttore del settore, un ragazzo in procinto di sposarsi, ma nel momento in cui amoreggia con una bella donna sposata: il di lui padre, venditore ambulante di hot dog dal sapore irresistibile, una sua cliente affezionata con il suo cane, abituale consumatore della medesima pietanza, ma fredda e per questo donata gratis alla ragazza; un intervento d'urgenza di una ambulanza, una rapina ad un banco dei pegni con sorpresa macabra inclusa; un pittore che assiste ad uno spettacolo che lo induce a ritrarre ciò che non ci viene dato mododi vedere, ma solo di esserci raccontato.
Si perché in cielo è apparsa una strana, enigmatica macchia scura che inquieta e rende irascibili, energici, quasi schizofrenici i molteplici protagonisti di un racconto corale strepitoso, energico e vitale, assurdo quanto incalzante e dirompente, forte di riprese degne di un blockbuster hollywoodiano, ma girate con la semplice voglia (e capacità) di saper inquadrare le cose per il verso giusto.
Un film di sguardi allucinati, volti tesi, ma anche un film d'azione, tutto in corsa a perdifiato fino ad un epilogo che ha un sapore biblico, beffardo, giustizialista, e che, senza fornirci particolari spiegazioni, ha il coraggio almeno di esplicitarci una conclusione, magari disturbante o difficile da accettare, ma pur sempre compiuta che non si può fare a meno di accettare.
11 minuti è una lezione di cinema di cui sentivamo il bisogno, e che ci proviene da un maestro assoluto che non finisce mai di sorprenderci: un autore notissimo ai cinefili, molto meno alle masse, che non sanno davvero cosa si stanno perdendo e cosa si sono perse in questi decenni di straordinaria, seppur non frenetica o puntualmente scandita, produzione cinematografica.
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