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Deacons for defense - Lotta per la libertà

Regia di Bill Duke vedi scheda film

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La recensione su Deacons for defense - Lotta per la libertà

di supadany
6 stelle

Quello dei diritti civili è sempre un tema caldo, capace di smuovere le coscienze, anche quando affronta per l’ennesima volta un argomento come quello della lotta per la parità razziale negli Stati Uniti degli anni ’60 (tanto più oggi dove si guarda altrove).

Si è visto molto di meglio in materia, il formato “Tv movie” non consente uno sguardo profondo in tutto e per tutto, ma espleta comunque la sua funzione con ferma dignità.

A Bogalusa nel 1965 la lotta per i diritti civili dei neri, che altrove è arrivata a compimento, non è ancora arrivata, almeno fin quando nel piccolo centro del sud, giungono due avvocati che si propongono di aiutare la gente del posto.

Dopo un’iniziale diffidenza, Marcus Clay (Forest Whitaker) costituisce un movimento di lotta pronto anche all’uso della forza qualora necessario, ma i bianchi locali non hanno alcuna intenzione di desistere dalle loro posizioni ed il Ku Kluz Klan è ancora vivo e vegeto.

 

Non si tratta certo di un nuovo “Mississippi burning” (1988), il concept è onesto e smosso dalle migliori intenzioni, ma ha una forma cinematografica ordinaria, per l’appunto televisiva, ed uno svolgimento comunque ristretto.

Quanto si vede comunque basta per scrivere una “nuova”, o meglio dire ulteriore, pagina della lotta per il conseguimento dei diritti civili, con tutta la trafila piuttosto nota; si passa dalla segregazione accettata in silenzio, al risveglio della propria dignità, all’organizzazione per la difesa di gruppo, con poi un vero e proprio scontro frontale e l’intervento delle autorità quando proprio questo non può essere evitato.

Si vede dunque ciò che è giusto che si veda, la tensione non raggiunge altissimi livelli, ma è ad ogni modo presente e la figura di Forest Whitaker, con il cambio di atteggiamento del suo personaggio, è la chiave di volta.

Avviene un po’ tutto in maniera repentinea, i tempi scenici sono limitati dai novanta minuti di durata (un po’ striminziti), purtroppo anche il finale non si erge protagonista, nonostante un confronto frontale.

Un’opera onesta e sentita che non cerca grandi palcoscenici, che accusa limiti di un concept televisivo, ma che in fondo il suo compito lo fa anche se avrebbe avuto bisogno di più tempo per depositare uno sguardo più completo su tutto l’inquadramento e visti i personaggi, gli scontri e il pensiero così distante tra uomini neri e bianchi, non sarebbe stato poi tanto complicato arrivarci.

Integro, ma un po’ precipitoso.

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