Regia di Wolf Rilla vedi scheda film
“Quando il bambino era bambino era l’epoca di queste domande, perché io sono io e perché non sei tu, perché sono qui e perché non sono lì…” Se alle porte della caduta del muro di Berlino le parole di Peter Handke scritte per Wenders riflettevano una visione elegiaca della trasformazione dell’uomo ma che anche distinguevano nettamente la diversità di condizione che contraddistingue le varie fasi della vita, andando a ritroso fino al 1960, anno di uscita di Il villaggio dei dannati, la distinzione fra uomo e bambino non contemplava troppo profondamente quella transizione che oggi sembra affliggere le generazioni “young adult” incolpevolmente capaci di non collocarsi in nessuna chiara posizione dell’esistenza. Se poi accomuniamo il film di Wolf Rilla alla sua derivazione cinematografica precedente, il ben più celebrato L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, si può tentare di mettere in secondo piano la lettura politica delle trame, che come hanno sostenuto i critici fossero metaforicamente legate al periodo storico della loro realizzazione, che vedeva insorgere con la guerra fredda, la paura del diverso, il timore di non riuscire ad auto proteggere la società (fattori comunque del tutto sostenibili). Per la verità gli autori non hanno mai aderito convintamente a queste spiegazioni, i film capostipite del genere fantascientifico moderno che contempla la contaminazione del quotidiano,si sono rivelati più utili a riesaminare aspetti reconditi della natura umana rendendoli spettacolarmente reali. In un villaggio scozzese si manifesta quella che oggi definiremmo come uno scudo spaziale che lo avvolge completamente per alcune ore. Al suo interno tutti gli esseri viventi perdono conoscenza, per poi risvegliarsi senza danno. In breve tempo si capirà che tutte le donne in età fertile sono state ingravidate in quell’occasione e da loro verrà generata una razza molto particolare di bambini. Non è dunque solo un confronto fra mondi diversi in conflitto, ma ciò che avviene, anche se indotta da una fonte misteriosa, deriva dalla natura umana, ne è figlia ed origine. L’unica persona in grado di rapportarsi con l’inquietante gruppo di bambini ormai in età scolare, è uno studioso, uno scienziato e padre (si fa per dire ) di uno di loro. L’uomo rappresenta simbolicamente una doppia funzione, quella del sapere e della sua ricerca, e quella primordiale della figura paterna a cui però viene inibito il potere sulla prole, dunque costretto a rinnegarsi. Anche se il nucleo d’interesse principale del film ruota sulla presenza magnetica e misteriosa dei bambini, è questa figura che deve far traslare lo spettatore verso la loro natura oscura, verso quella che appare una nuova e diversa visione del mondo. Volessimo attualizzarne la presenza all’oggi, ci potremmo riferire a quella veloce innovazione tecnologica che sembra negare o sostituire qualunque contatto con le generazioni precedenti sul piano esperienziale e peggio ancora su quello emotivo. Rilla opportunamente mette da parte le conseguenze del mancato rapporto affettivo dei genitori con le creature, nel caso più evidente con le madri che comunque hanno dato loro la luce. Il confronto derivato dal mancato dualismo esistenziale si trasforma in scontro, lotta per la supremazia e per il potere. L’uomo più debole lotterà contro sé stesso, contro il suo volere, rifacendosi in fondo a quel potere ancestrale dal quale deriva. Il villaggio dei dannati povero di effetti scenici , dalla produzione di sicuro a basso costo, quanto ricco di immagini forti ed efficaci, restituisce una visione di scontro generazionale che rompe schemi, cultura dominante, e che nelle stagioni a seguire dagli anni sessanta idealmente anticipa quei periodi che sconvolgeranno le società. Inevitabile allora ritornare a quel genere di successo che oggi pervade il cinema, nuovi eroi giovanili young adult che sanno raccontare se stessi guardandosi più che altro la pancia o nello specchietto del trucco, con nessuna intenzione di sovvertimento dell’ordine adulto precostituito. Adeguamento morale e ideologico molto controllato, convergente, portabandiera di una rivoluzione all’acqua di rose che non irrita nessuno e che legge molto bene lo strato superficiale della realtà. Come se i bambini del Villaggio dei dannati in fondo sapessero di potersi permettere di tutto perché mamma e papà li avrebbero sempre capiti e salvati…
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