Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
*** ACCENNI AL FINALE *** Forse è ancora un po' acerbo rispetto ai suoi capolavori, ma già qui Kubrick rivela indiscutibili ed evidenti doti registiche. Tuttavia credo che tra le maggiori doti di questo film sia la fotografia, che il regista cura personalmente: si tratta di un bellissimo bianco e nero con interessanti giochi di ombre e di controluce. Al vederla mi viene da pensare a quanto poco oggi ci si curi della fotografia in molti film. Dopo tutto, va anche detto, che è simile a quella di molti altri noir (qual è questo).
Nonostante la breve durata, c'è una prima parte relativamente lunga in cui non accade quasi niente; ci si prepara solo a quanto verrà dopo. Bisogna dire tuttavia che comunque non ci si annoia. Poi la vicenda fila veloce tra un imprevisto e l'altro, in un mondo anzi dove il caso e l'imprevedibile giocano un ruolo essenziale. A differenza di altri noir, dove le scelte dell'individuo (e il suo assecondare le passioni) giocano un ruolo fondamentale nella sua rovina, qui sembra proprio il destino a farla da padrone, che al massimo si appiglia a certi stupidi e minuscoli errori che commettono i personaggi, o a disturbatori casuali di passaggio. Qui infatti i grandi problemi partono dal banale incidente dei due spacconi che rubano la sciarpa al protagonista. E lo sventurato risponde...
Il pessimismo di Kubrick è ben palpabile, ma non siamo ancora alla disperazione e alla crudeltà assoluta del destino che si vede ad esempio in "Rapina a mano armata".
I personaggi sono inntriganti e definiti bene. Proprio a questo proposito posso dire che il lieto fine mi sembra stranamente quasi fuori posto. Il personaggio della ragazza, infatti, è segnato da una costante ambiguità e inafferrabilità, e direi pure da un egoismo strisciante. Per questo non mi sembra perfettamente coerente il suo comportamento alla fine. Ma è un piccolo difetto, in un film comunque ampiamente promosso.
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