Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Riuscita incursione nei territori suggestivi del noir classico per Stanley Kubrick, al suo secondo lungometraggio (di cui cura anche la sceneggiatura, la fotografia e il montaggio), segnato da una lavorazione travagliatissima, tra budget ridotto, precarietà organizzativa (la produzione non aveva neanche ottenuto i permessi per le scene in esterni, ma Kubrick non volle rinunciarvi e girarono mimetizzandosi nei vicoli in attesa del momento propizio per effettuare le riprese) e furti delle apparecchiature. Stilisticamente ancora acerbo, il film, nonostante le difficoltà, conserva ugualmente un fascino visivo di smagliante forza espressiva, catturando con efficacia un'atmosfera di solitudine urbana ricreata attraverso le luci ed ombre della straordinaria fotografia, tra echi espressionisti, una brillante e maniacale cura dei dettagli e le splendide locations metropolitane. La vicenda, rivissuta in flashback, di Davey (Jamie Smith), pugile fallito e di Gloria (Irene Kane), sua vicina di casa insidiata dal proprietario di un night club, e della loro travagliata love story, è sorretta magistralmente da una tensione emotiva in crescendo, trascinata da un ritmo serrato e coinvolgente, che esplode in tutto il suo vibrante furore visivo nella celeberrima sequenza conclusiva, con l'inseguimento sui tetti e la lotta nel magazzino dei manichini. Nulla di trascendentale, nell'ambito del genere, o di particolarmente originale, ma lo smisurato talento in fieri dell'autore emerge ugualmente nella sapienza compositiva delle inquadrature e nella raffinatezza formale della messinscena. L'anno successivo, con Rapina a mano armata, sarà tutta un'altra musica.
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