Regia di Andrew Jones vedi scheda film
Horror inglese che esaurisce nel titolo la sua essenza. Girato (male) in massima economia. Con un attore inadatto al ruolo di protagonista e una storia scontata e ripetitiva.
Per trovare l'ispirazione, lo sceneggiatore John Davies (Lee Bane) decide di trasferirsi, da Londra, in una casa di uno sperduto paesino del Galles. Durante la permanenza nella nuova abitazione John incontra Cassie (Georgina Blackledge), una vicina con la quale entra immediatamente in sintonia affettiva. Da quando John si è inserito nella casa passa notti turbolenti, con sonni interrotti da inquietanti incubi: una scritta su un vetro (Murder) e tracce di sangue sono gli elementi ricorrenti dei suo movimentati sogni.
Tra i titoli più celebri (assieme a L'esorcismo di Anna Ecklund, unico suo film arrivato anche in Italia) del prolifico (ma non di qualità) regista inglese Andrew Jones, autore con una nutrita filmografia (in particolare la saga del pupazzo Robert) e un 2019 che lo vede all'opera su ben cinque lavori (anche una nuova versione su Manson, The massacre on Cielo Drive). Nonostante il sostanzioso curriculum, l'intera filmografia è composta da titoli che nulla promettono di buono. Per restare nello specifico, The last house on cemetery lane, di bello ha solamente il titolo, che ci ricorda (se tradotto) uno dei più interessanti lavori di Lucio Fulci sommato al classico rape & revenge di Wes Craven. Punto.
Per il resto Lee Bane (attore feticcio del regista), anche lui molto attivo sulle scene, sembra il classico interprete a tempo perso, con un look decisamente improprio per un ruolo di protagonista. Il budget inesistente è il difetto minore, perché Jones non dimostra di avere alcuna grazia sia per come utilizza la camera (a mano ovviamente), sia per una sceneggiatura che pare -almeno per quel che riguarda la figura di Cassie- arrivare in parte da Lord of tears, altro horror inglese decisamente più curato e interessante. Privo di ritmo, senza effetti speciali, con una forzata scena spiritica (John usa una ouija con un bicchiere) e non in grado di smuovere alcun tipo di emozione.
Certo: The last house on cemetery lane presenta una colonna sonora -in parte- interessante, ma questo unico aspetto positivo non giustifica -nel complesso- l'inutile sequenza di immagini catturate senza minima attenzione, che vanno a costituire 81 minuti di noioso girato. Dato il genere, e la numerosa serie di titoli realizzati, ci imbatteremo di certo (più e più volte) in Andrew Jones: la speranza è che sia un regista/sceneggiatore in grado di cambiare (e molto) stile e argomenti, perché per ora promette solo di appartenere alla schiera dei peggiori filmakers attualmente in attività.
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