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Vieni avanti cretino

Regia di Luciano Salce vedi scheda film

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La recensione su Vieni avanti cretino

di hallorann
8 stelle

Il critico Giovanni Buttafava, scomparso alcuni anni fa, diceva che il cinema è pratica alta e pratica bassa. Anche nelle pratiche basse ci sono film dignitosi e VIENI AVANTI CRETINO appartiene a questa categoria. Giovanni Bertolucci, produttore tra gli altri di Luchino Visconti, di Tinto Brass e dei cugini Bernardo e Giuseppe, nel 1982 è reduce da alcuni fiaschi al botteghino e necessita l’urgenza di liquidità, affinché la sua piccola casa di produzione possa ripartire. La prima idea sembra essere quella di girare un seguito dei vari Pierini che in quell’annata vanno per la maggiore, i primi due con Alvaro Vitali e diretti da Marino Girolami sono stati dei successi, in attesa di girarne un terzo con regista Carnimeo sono usciti due episodi apocrifi senza Vitali protagonista, ma con risultati assai modesti. Accantonata l’ipotesi Pierino, si punta su Lino Banfi protagonista, il comico pugliese con un passato nell’avanspettacolo poi generico e infine caratterista stakanovista delle commedie sexy degli anni ’70, ha iniziato gli Ottanta come mattatore di pochade e film a episodi gestiti dai fratelli Martino (Sergio regista e Luciano produttore). Bertolucci decide quindi di produrre un film comico lontano dalla scurrilità boccaccesca del periodo, una commedia degli equivoci sì ma senza scadere troppo nello scatologico e nel volgare. Registi dell’operazione sono da un lato Luciano Salce, vulcanico e discontinuo artista di cinema e di televisione (suoi sono i primi due FANTOZZI, i migliori della serie), dall’altro lato gli sceneggiatori R.Leoni e F.Bucceri incaricati di scrivere una storia con dichiarati riferimenti alla commedia dell’arte plautina e all’avanspettacolo degli anni ’50. VIENI AVANTI CRETINO, fin dal titolo un omaggio a una famosa battuta dei f.lli De Rege, si apre e si chiude con delle presentazioni metacinematografiche poi cominciano le avventure di Pasquale Baudaffi, un ex carcerato che va alla disperata ricerca di un lavoro con l’aiuto di un cugino impiegato in un ufficio di collocamento, ma colleziona solo licenziamenti a catena combinando disastri ad ogni nuovo impiego, alla fine se non un lavoro almeno riesce a trovare l’amore. Banfi è strepitoso e scatenato senza mai sbracare, probabilmente regala la sua migliore performance comica insieme a CORNETTI ALLA CREMA , SPAGHETTI A MEZZANOTTE e L’ALLENATORE NEL PALLONE. Il regista Salce conferisce alla pellicola una certa eleganza di stile affrancandosi dai più “esperti” Laurenti, Cicero e Girolami. Se le gag e le trovate comiche sono quasi tutte divertenti, altrettanto strepitosi come il protagonista sono i comprimari, nucleo centrale e imprescindibile del cinema comico: il cugino Gaetano interpretato dal compianto pianista Franco Bracardi, il mitico Filini/Gigi Reder in vacanza da Fantozzi, la burrosa Michela Miti, la extralarge Luciana Turina, il fantozziano Paolo Paoloni, la teatrale Anita Bartolucci e infine nei panni del folle dottor Tomas, il guitto Alfonso Tomas dalla faccia pazzesca e dai tic inconfondibili, una carriera sorretta praticamente sempre dallo stesso tormentone. Un film lontano anni luce dall’odierno cinema trash di Boldi & De Sica.

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