Regia di Giorgio Amato vedi scheda film
Patriziato e plebaglia non saranno mai al solito livello. Ed i tentativi della seconda di ingerirsi nella prima creano commedie ironiche come questa, nel quale l'incontro tra Tavernello e il Caviale non può che finire in un orribile pasticcio
Film come questi possono rappresentare una piacevole sorpresa se si sta cercando una commedia alternativa alle solite rappresentazioni italiche dei vizi di famiglia, dei vizi dei politici, dei vizi di coloro che tentano disperatamente di accedere a livelli sociali al di fuori della propria possibilità. E così si inizia col botto, in tutti i sensi, mantenendo con furbizia un filo di enigmatico interesse per l'evolversi delle dinamiche tra personaggi, piuttosto intriganti ed imprevedibili. Gli attori recitano con buon affiatamento, mostrandosi ben inseriti nelle loro parti. Ed il finale, sempre col botto, chiosa sulle incapacità di gestire scambi proficui tra caste differenti, un po' come mischiare un pregiato Sassicaia con un plebeo coniglio al forno. Tognazzi la fa da padrone e la sua recitazione è ben calibrata, almeno fino al drammatico epilogo, nel quale la regia e l'attore sembrano invece smarrirsi, schiacciati dalla rilevanza dell'argomento trattato. Difficile annoiarsi. Caustico.
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