Regia di Katja von Garnier vedi scheda film
In un’intervista di qualche anno fa con “Les Inrocks”, Michel Houellebecq dichiarava, serissimo, che lenti come Wind of Change e Still Loving You non se ne scrivono più. Destino curioso, quello degli Scorpions, essere ricordati per un paio di ballatone insostenibili a qualsiasi latitudine dopo essere stati per anni identificati con la Gibson Flying V roteante di Rudolf Schenker, fratello di Michael (UFO) e membro fondatore della band. Sorti nel lontano 1965, gli Scorpions sono forse la band tedesca più longeva di sempre. Partiti da origini hard rock, si disimpegnano prima come fondisti del riff, costruendo a partire dalla metà degli anni 70 le premesse di un successo senza precedenti, caratterizzato dalla voce adenoidale di Klaus Meine. Diretto da Katja von Garnier, la regista di Donne senza trucco (1993) che aveva solo un anno quando gli “scorpioni” muovevano i primi passi, il film è il resoconto del tour d’addio della band. Muovendosi senza grandi scossoni fra il classico reportage da backstage, intervallato da dichiarazioni di fan notabili (Michail Gorbacev, padre del “vento del cambiamento”) e repertorio, il film sembra avere poco a che fare con i minacciosi metallari tedeschi di una volta, autori della censuratissima copertina dell’album Virgin Killer e di dischi che hanno fatto, a loro modo, epoca come Lovedrive, Animal Magnetism o Blackout. Cinquant'anni e sentirli tutti.
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