Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Se molti registi della vecchia Hollywood ad eccezione di John Huston, Sydney Lumet e Don Siegel sono andati sparendo o calando dalla metà degli anni 60' in poi (compresi big come Hitchock o Wilder), Blake Edwards dopo aver dominato i botteghini negli anni 60' con le sue commedie e qualche dramma sembra dover seguire un destino simile a quello di tutti gli altri e sprofonda all'inferno con i flop di Hollywood Party (1968) ed il disastroso Operazioen Crepes Suzette (1970), quest'ultima ampiamente rimaneggiata dagli studios in fase di riprese e in post-produzione. Barcamenandosi come può Edwards alla fine degli anni 70 approfittando del crollo della New Hollywood e dei suoi successi con i film della Pantera Rosa, risorge dal baratro grazie a film come 10 (1979), S.O.B. (1981) e Victor/Victoria (1982).
Quest'ultima pellicola è un remake di un film tedesco degli anni 30' non visto dal sottoscritto, ma credo alla fine il tutto sia stato molto rimaneggiato da parte di Blake Edwards (autore anche della sceneggiatura e produttore del film, poichè la mano del regista e dei suoi temi è pienamente visibile in tutto e per tutto.
La dualità di Victor/Victoria è insita sin da subito nel titolo, che riflette la duplice possibilità di orientamento sessuale concessa all'essere umano; seppur non venga mai detto esplicitamente è sottinteso chiaramente che secondo il regista è pienamente accettabile provare esperienze con partner delllo stesso sesso, anche se il nostro orientamento sessuale è l'esatto opposto.
Non si tratta di presa in giro o farsa, ma di un'esperienza di vita che porta ad un arricchimento personale e ad un concreto superamento dei propri pregiudizi nei confronti dell'omosessualità. Victoria (Julie Andrews), è una soprano di gran livello con un eccezionale "Mi" naturale capace di frantumare all'istante anche il più resistente bicchiere di vetro; il problema è che al momento per le donne non ci sono posti di lavoro nei club di Parigi. L'idea di Toddy (Robert Preston), un gay che riesce a mettersi sempre nei guai è quella di trasformare Victoria nel conte Polacco Victor, che recita e canta en travesti, facendo si che riesca ad ottenere finalmente degli ingaggi in club Parigini prestigiosi.
La critica del regista quindi assume anche connotazione economica, finchè Victoria è donna, non riesce a trovare un lavoro nonostante le nuo notevoli doti canore, mentre quando si spaccia per qualcosa che non è, subito fioccano le offerte di lavoro e questo perchè la controparte Victor, viene percepito dai borghesi della Parigi degli anni 30' come una figura alternativa e trasgressiva; un intrattenitore da vedere più che per le sue doti da soprano, più come un'originale attrazione che gli impresari sfruttano abbondantemente per fare il tutto esaurito. D'altronde la stessa Victoria ritornare a mettere gli scarafaggi nelle insalate per non dover pagare il conto, non ne vuole di certo più sapere.
Siamo innanzi ad un film sul travestimento, di cui Edwards porta a compimento tutto un discorso iniziato sin dagli anni 30' passando poi per il capolavoro di Wilder A Qualcuno Piace Caldo (1959), avvalendosi della massima possibilità espressiva data non solo dalla censura oramai scomparsa, ma anche dalla libertà finanziaria e artistica concessagli (Edwards si è sempre considerato uno scrittore, ma per avere controllo su tutto alla fine è diventato regista e poi produttore), per dire finalmente la sua su certi argomenti.
Victoria è "una donna che finge di essere un uomo che finge di essere una donna" (che casino vero?), quindi verità e menzogna nel suo personaggio corrono di pari passo intrecciandosi costantemente a seconda dei momenti; anche perchè il gangster King Marchand (James Garner) ad amettere di essersi preso una cotta per un uomo non ci sta per niente e a tutti i costi cerca di affermare la sua virilità cercando di smascherare l'inganno della donna e confermare così di essere un vero "uomo".
La frustrazione di King diventa piena impotenza quando in una normale routine sessuale con la sua amante Norma Cassady (Lesly Anna Warren), purtroppo il suo "amico" non funziona e questa è un'onta a cui deve porre assolutamente porre rimedio, d'altronde la stessa Norma non ci sta minimamente ad essere scaricata da King, perchè quest'ultimo prova un sentimento che non riesce a spiegare verso Victor.
Viene sempre detto che l'amore è un sentimento inafferrabile ed inspiegabile, così' come il nostro orientamento sessuale non è un qualcosa di fisso ed immutabile; la tesi innovativa di Victor/Victoria sta proprio qui; non nel diritto di amare da parte di tutti; ma di poter amare come e chi vogliamo, a prescindere dal nostro effettivo orientamento sessuale predominante.
La bionda svampita Norma rimane sorpresa dal fatto che Toddy è gay; secondo lei una donna come si deve potrebbe convertirlo all'eterosessualità; l'uomo prontamente ribalta l'assunto della ragazza, sostenendo che invece la giusta donna potrebbe fare l'opposto con lei, al che Norma replica che la cosa è assolutamente impossibile; d'altronde convertire un gay è lecito, ma un eterosessuale che passa all'altra sponda? No grazie. Questo al nostro Toddy però frega assolutamente zero, visto che si gode tranquillamente la sua vita ed è fiero del suo orientamento sessuale (d'altronde pare abbia molto successo con gli uomini), tanto che il suo personaggio è un gay fortemente autoironico della sua condizione e sui nomignoli che circolano su di lui (il gettonatisismo "checca" che prontamente esce dalla bocca di Norma quando scopre l'orientamento sessuale dell'uomo). In sostanza ci troviamo innanzi ad un personaggio omosessuale ritratto con prerizia e descritto senza troppi orpelli, da parte di Blake Edwards e questo in un film che ha quasi 40 anni.
L'ambiguità sessuale e il gioco di travestimenti, sono calcati dal gran numero di inquadrature di specchi che rilevano l'impossibilità di stabilire una verità oggettiva in materia. Il tutto è reso ancor più pirotecnico dai numerosi numeri musicali coreografati meravigliosamente (siamo ai limiti del musical) e con una fotografia irrealistica (i viola ed i blu si sprecano), che trasmettono l'ambiguità della materia trattata. Difficile poi trovare una galleria di personaggi paragonabile a questa! In primis c'è una Julie Andrews in stato di grazia (d'altronde nel canto non ha rivali); dimenticatevi l'interpretazione regalata in Mary Poppins (1965) o Tutti Insieme Appassionatamente (1965), qui siamo ad un livello superiore ai precedenti, trovando in Victoria Grant, il ruolo più bello di tutta la sua carriera d'artista.
La affianca un Robert Preston semplicemente adorabile, e soprattutto un James Garner che riesce a regalare una buona interpretazione; considerando i suoi standard direi che Blake Edwards ha fatto un miracolo con tale attore, che per me è sempre stato una mezza pippa o giù di lì. Al regista d'altronde più che la trama, nei suoi film si è sempre concentrato sul ritratto dei personaggi alle prese con situazioni comiche, perchè è la vita stessa ad essere comica tanto per cominciare. Il rischio di scadere nella farsa buffonesca c'era ed in effetti Edwards in altri film non sempre aveva trovato il giusto quilibro nella messa in scena e nell'uso delle gag (qua tutte riuscite, specie quella del fulmine).
Costato sui 15 milioni (girato tutto negli studios di Pinewood), ne incassò circa 30 di milioni, suscitando scandalo all'epoca intorno alla figura di Julie Andrews al secondo ruolo controverso dopo S.O.B. (1979), ma ciò la farà diventare un'icona gay contribuendo a pensionare definitivamente Marry Poppins nell'immaginario americano. Il film ottenne 7 nomination agli oscar, tra cui miglior sceneggiatura (unica candidatura per Edwards in tutta la sua carriera), miglior attrice protagonista (Julie Andrws, che dovette scontrarsi contro la Streep di La Scelta di Sophie), miglior attore e attrice non protagonsita, portandosi a casa l'oscar per la migliro colonna sonora solamente. Pesa forse il fatto di aver incassato si bene, ma rispetto all'altro film sul travestismo di quell'anno Tootsie di Sydney Pollack, che al box office realizzò circa 6 volte gli incassi di Victor/Victoria, si comprende il perchè di ciò; inutile dire che il buon film con Dustin Hoffman come protagonista, viene beatamente asfaltato sia registicamente che concettualmente da questo capolavoro assoluto, pari solo ad Hollywood Party (1968), nella filmografia del regista.
È ora di dare a Blake Edwards il giusto peso nella storia del cinema e portare il suo nome al pari di quello di altri maestri del cinema, dietro solo ai grandissimi, per l'originalità complessiva del suo modo di fare cinema senza compromessi e portatore di un'idea di cinema coerente nei suoi alti e bassi, sin dagli anni 50'.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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