Regia di John G. Avildsen vedi scheda film
Fiacchissima commedia demenziale di Avildsen assolutamente a disagio con i ritmi comici di Dan Aykroyd in un ruolo forzato la cui immagine di pasticcione e imbroglione ossigenato in lenti azzurrate non diverte per non parlare di John Belushi in controtendenza nei panni di un mite ed annoiato padre di famiglia che subisce il turbillion impostogli dai nuovi vicini capaci di sconvolgergli la vita nell'arco di ventiquattrore.
Un peccato rilevare due cose: in primo luogo che Belushi si impegna parecchio nel creare un personaggio impacciato assolutamente diverso anche dal romantico Ernie Suchak del precedente "Chiamami Aquila" che nonostante il titolo del film aveva i piedi ben piantati al suolo e non si concedeva svarioni comici in un copione che non li richiedeva mentre qui oscilla fra il patetico ed il comico senza però provocare il sorriso attraverso l'espressione né dell'uno né dell'altro atteggiamento, in secondo luogo è triste vedere concludere la lista dei suoi pochi film con questa autentica patacca in cui non si salvano i protagonisti figuriamoci i personaggi di contorno, l'unico punto a suo favore è una giovane e sensuale Cathy Moriarty reduce dalla vetrina di "Toro Scatenato" che cattura poco alla volta le attenzioni del povero malcapitato Belushi, quelle di noi spettatori e quelle di Avildsen che la rende attraente senza strafare e con tocchi di regia semplici e oculati per il resto non c'è dubbio che si possa considerare un film brutto e malriuscito.
Le cause della pessima qualità del risultato finale dell'operazione vanno ricercate nei retroscena produttivi: la troupe abusò di cocaina in maniera scriteriata risucchiando nel vizio Belushi che si era appena ripulito, il talentoso comico newyorkese si scontrò a più riprese con Avildsen e i due non si sopportavano tanto che contattò il suo grande amico John Landis per sostituirlo senza riuscirci.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta