Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Lo spettatore aspetta il gran finale ma, Invece della genialata, ti arriva una scialba , improbabile e poco convincente spiegazione.
Il primo tempo ti tiene un po’ sulle spine per l’attesa di una tragedia che è nell’aria. Arriva, con la morte a mare del protagonista, ma senza portarsi dietro quel carico di emozioni che si conviene; solo un freddo e compassato adeguarsi alla vita che continua. Qualche senso di colpa, un periodo di abbandono e di depressione della moglie; una scrollata e via della figlia, troppo presa dalla esuberanza della sua età. Successivamente, come nei film di Almodovar, entra in scena quella sottile suspense che ti fa pregustare l’arrivo della genialata del grande regista spagnolo: la figlia si allontana senza lasciar traccia di sé. Lo spettatore aspetta il gran finale ma, Invece della genialata, ti arriva una scialba , improbabile e poco convincente spiegazione.
Per buona parte della proiezione mi sono sentito come invitato alla tavola di un grande chef. L’attesa, però, si faceva lunga e faceva presagire qualche problema in cucina. Finalmente arriva un vistoso vassoio d’argento sul quale è adagiato solo un trasparente e tiepido brodino.
Per il resto si potrebbe dire che è il solito Almodovar anche se, nella scelta degli attori, si nota un significativo allontanamento dal cast che tradizionalmente ha calcato le sue scene. Unica fedele interprete è rimasta la brava Rossy De Palma in un ruolo, però, piuttosto insolito per il suo temperamento. Anche Emma Suarèz, per quanto brava, non appare interprete di uno stile “almodovariano” ma sembra presa da un qualsiasi book cinematografico. Meglio Adriana Ugarte nella parte della protagonista da giovane.
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