Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Film gemello di The Canyons (Paul Schrader, 2013) per atmosfera, affondo critico su un mondo inquietante come quello losangelino tra Hollywood e la grande fama del successo, e ovviamente per la riflessione sulla carne, il corpo e la sessualità. Echi da The Addiction (Abel Ferrara, 1995) per la dipendenza, qui da anoressia e da ossessione per la bellezza eterna declinata dal regista in cannibalismo e non in vampirismo. Impostazione scenica che ricorda Suspiria (Dario Argento, 1977) e una fotografia baviana ultrapop che scalda e gela la discesa infernale di Elle Fanning e la sua involuzione da ragazza innocente a cannibalica arrivista, anche se la sua trasformazione viene fermata prima del suo compimento.
Dopo Drive (2011) NWR firma un nuovo capolavoro. Antinarrativo, ma non soporifero come Only God Forgives (2013), The Neon Demon si infila in quella serie di titoli, soprattutto cronemberghiani, dedicati alla “nuova” carne, al processo di trasformazione del corpo e di una nuova percezione di esso. La bellezza delle attrici protagoniste si fonde con la bellezza algida e perfetta della messa in scena. Ambienti e arredamenti, luci e ombre, sembrano integrare la loro corporeità, cosificando il corpo umano. L’innocenza ruspante di Karl Glusman, ambiguo solo fino ad un certo punto, cozza con ogni elemento della pellicola: dai personaggi agli ambienti agli eventi, e sortisce un effetto alla “Laura Palmer”, ovvero l’intrusione della realtà non fittizia in quella della finzione narrativa.
Anche l’apparizione del puma nella stanza del motel della protagonista, opera come simbolo e presagio della nascente trasformazione predatoria della giovane Cenerentola che incontra la grande città e l’amoralità. Manca qualche audacia alla Gaspar Noé e il film sarebbe stato perfetto.
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