Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Assecondando le suggestioni provenienti dall’ultimo festival di Cannes dove, in termini di fischi e di cattive recensioni “The Neon Demon” è riuscito a fare peggio del precedente "Solo Dio perdona", raccogliendo disapprovazioni anche da parte di chi della stampa scritta era stato suo strenuo difensore, non si riesce a fare a meno di accomunare il destino artistico di Nicolas Winding Refn a quello del connazionale Lars Von Trier. Proprio sulla croisette infatti i due registi hanno avuto modo di fare i conti con i rischi del mestiere passando - in un tempo relativamente breve - dalla consacrazione assoluta alla dannazione eterna. Premesso che alla pari delle altre discipline anche il cinema è condizionato dalla moda del momento e che è spesso questa a costituire il metro di misura alla quale si rifà chi è chiamato a giudicare i film, è fuor di dubbio che a scatenare le ostilità da parte della critica siano state la spregiudicatezza e le provocazioni di cui si alimenta il cinema di questi autori. Nel caso di Refn poi la contrarietà è aumentata dalla mancanza di nobiltà di forme cinematografiche che prediligono la bella immagine e non nascondono il debito nei confronti del cinema di genere più violento e popolare. Come quello di matrice horror utilizzato da Refn per raccontare la vicenda di Jesse, aspirante modella in cerca di successo che, arrivata a Los Angeles, grazie alla sua virginale innocenza finisce per catalizzare le attenzioni di stilisti fotografi e press agent, diventando l'oggetto del desiderio di una folta schiera di ammiratrici disposte a tutto, anche a uccidere, pur di diventare uguale a lei.
Girato senza alcun compromesso, che per il regista significa stravolgere le convenzioni proprie del genere in questione, qui rielaborate secondo le caratteristiche del suo ultimo cinema, “The Neon Demon” riesce a fare meno della trama – nella sostanza ridotta a pochi eventi - raccontando la propria idea di mondo attraverso un flusso ininterrotto di sequenze ad alto tasso psichico. Ad essere rimossi non sono solo gli elementi del reale ma l’idea stessa di bellezza - quella del corpo femminile - che il regista svuota di qualsivoglia erotismo e significato. Esaltate dalla musica elettronica di Cliff Martinez le astrazioni di Refn raggiungono vette psichedeliche che attraggono e insieme respingono. Dopo “Mulholland Drive” e “Map to the Stars”, film a cui quello di Refn assomiglia non poco, “The Neon Demon” potrebbe essere l’ultimo tassello di una trilogia dedicata alla città losangelina.
(icinemaniaciblogspot.com)
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