Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
Seconda visione. Mi ha costretto a cancellare la precedente recensione.
La purezza stordisce e dunque richiede tempo. Nessuna delle “rivali” di Elle Fanning reagisce spontaneamente alla stretta di mano con lei. Sminuire, prendersi gioco, far finta di: a tutte occorre una nuova scena per mostrare di aver metabolizzato il contatto con l’essenza della protagonista.
Solo quando l’autorità (in questo caso nel campo della moda) sancisce ufficialmente l’effettivo valore della Fanning le nostre amate “rivali” possono iniziare a sentirsi male. Esse desiderano avere quello che lei ha. Il problema è che non lo possono avere. Refn risolve questo problema nel modo più diretto possibile ed è la scelta migliore. Come fare se non posso materialmente avere una cosa, una cosa non acquistabile, non allenabile ma possibile solo a livello innato? Posso solo rassegnarmi, oppure… oppure eliminare quella cosa. E se poi questa “cosa” altro non è che La Bellezza, quale miglior gesto dell’assimilazione biologica, per essere certi di aver cancellato il senso di inferiorità? Ma, come detto, stiamo parlando di una qualità esteriore possibile solo a livello innato, e dunque qualcosa deve andare storto: una delle “cannibali”, la donna “rifatta” non ce la fa, e in concordanza con la propria natura umana ha bisogno di estrarre, di rimettere la povera Fanning da dentro di lei, un gesto di pentimento forzato dal proprio stomaco, fino a dare la propria vita pur di tornare quello che effettivamente è: niente più che una donna “ok”, come la definisce il ragazzo nella conversazione al bar. Pagato il proprio pegno con la morte da parte della ragazza facciamo finalmente conoscenza del demone vero e proprio: l’amica con gli occhi di fuori, che per nulla stordita dal suicidio della collega raccoglie i resti della Fanning assimilandoli una volta di più, senza un conato di vomito, senza ripensamento, vendendo una volta e per sempre la propria anima e uscendo sulfurea per concludere gli scatti. Titoli di coda.
Un film di cui si possono dire moltissime cose, probabilmente ogni successiva visione mi susciterà la voglia di cancellare la precedente recensione ma poco importa, quello che mi preme dire è che, nonostante l’amore viscerale per Valhalla Rising e i 3 Pusher, siamo di fronte al miglior film di Refn in quanto la schietta riflessione sulla Bellezza è forse l’ipotetico traguardo del suo cinema.
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