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The Neon Demon

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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La recensione su The Neon Demon

di amandagriss
8 stelle

 

  “E come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno come le rose”

 

The Neon Demon è una lucida, ragionata, quanto risolta ed incisiva, tutt’altro che risibile e pretestuosa (tanto per fare video arte al cinema) riflessione su uno dei peggiori demoni che abitano la nostra contemporaneità: l’ossessione dell’immagine di sé (la sua sovraesposizione) e la percezione che gli altri ne ricavano.

Che insinuandosi come un’insidiosa, opprimente nuvola di fumo invisibile (gas al neon) nel nostro vissuto quotidiano, arriva a condizionarlo pesantemente, trasformandolo ed esasperandone le fattezze fino a renderlo irriconoscibile, per poi distruggerlo.

Un incubo ad occhi aperti, che impone di obbedire religiosamente a determinati canoni di sentenziata perfezione fisica -della superficie- che si elevano a modello di bellezza assoluto, con cui indottrinare intere generazioni di futuri condannati infelici, ridotti ad anonimi burattini fabbricati in serie, la cui data di scadenza ne certifica un utilizzo ridotto nel tempo (effimera è la giovinezza e con essa la bellezza) e, per la loro impressionante somiglianza, assolutamente interscambiabile.

Del tipo, ‘uno vale uno’, ‘avanti un altro’, ‘visto uno visti tutti’ e via incasellando….

 

In un mondo di belle ragazze invisibili, la fanciulla acqua e sapone e dai capelli del colore del grano Elle Fanning non passa inosservata, non è incolore e né insapore come i nuovi mostri che la circondano, moderni demoni di plastica illuminati a giorno dalle artificiali luci al neon di esclusivi set fotografici.

Lei è il sole che illumina una stanza, la stella che brilla di luce propria e non un inerte satellite che gode, invece, di luce riflessa senza davvero ardere al suo interno.

Creatura unica, una visione folgorante, perché è il genuino risultato di un raggiunto equilibrio tra il corpo, l’armonia imperfetta delle sue parti, e lo spirito.

Puro, non corrotto. Privo di malizia, cattiveria, perversione.

Un boccone appetitoso per quelle donzelle artefatte, alla patologica ricerca di uno splendore che risulti alla vista naturale al 100%.

 N

   W

      R

         (è così che adesso si firma) riesce magnificamente a tradurre in termini visivi il suo nobile (essì, nobile) pensiero, realizzando un’opera filmica che nasce dal desiderio di imporre sul grande schermo un’abbagliante estetica pop, coloratissima, ridondante, barocca ma anche stilizzata, elegante e perfino kitsch, che pare nascere dalle ceneri dello stile patinato anni ’80, degli spot di lusso e dell’arte (minore, derivativa o precorritrice?) del videoclip ai suoi apici.

Per creare un cinema ‘contemplativo popolare’, che sia, cioè, lento, introspettivo, dai contenuti alti, criptico e per certi versi assurdo e/o insensato, ma che riesca a mantenersi accessibile al grande pubblico, a risultare fruibile e sopportabile non solo dall’allenato paziente occhio cinefilo; un cinema in grado di arrivare alla gente che frequenta il buio della sala per svago e non per vocazione, capace di garantirsi uno spazio negli affollati multiplex usa e getta.

Attirare, accattivare, destabilizzare, inondare, ipnotizzare.

Paiono essere questi gli imperativi categorici del regista danese formatosi negli Stati Uniti.

E alla luce di questo suo ultimo faticato quanto denso, ipercontrollato progetto filmico -che esige la visione su  grande schermo- ecco che si può con cognizione di causa ritenere Drive, sua prima pellicola americana, la prima su commissione, quella che lo ha consacrato a livello mondiale, l’opera spartiacque di NWR, avendo in sé gli elementi del suo cinema di nicchia/vecchia maniera e i germi di quello dell’ultim’ora: Only God Forgives e The Neon Demon più del radicale Valhalla Rising, ad oggi episodio seminale ma isolato, intendono infondere alla sua arte un tocco autoriale e al contempo renderla un’esperienza (pop) assolutamente godibile, riconoscibile e a lui soltanto riconducibile.

Compito arduo quello di creare un brand inconfondibile (al di là delle sue iniziali che sfoggia compiaciuto), considerato che tutto (o forse) è stato fatto, che ogni strada è stata battuta.

Eppure non impossibile.

Come Tarantino, ingegnoso quanto geniale frullatore di generi, stilemi, firme, Refn non crea niente dal nulla: il suo ultimo lavoro evoca atmosfere, situazioni, immaginari visti vagamente altrove, ma la talentuosa capacità di rielaborarli/metabolizzarli con originalità fa sicuramente la differenza.

Scrivendo il suo nome (ops, le sue iniziali) nel libro degli autori in divenire del nostro tempo.

 

In The Neon Demon NWR si concentra sulla ricercatezza, anche provocatoria negli eccessi esibiti, sicuramente maniacale, delle immagini, fondendola ad un elaborato minuzioso lavoro sul sonoro, operazione certosina per mezzo della quale riesce a creare uno slittamento della realtà raccontata, rappresentata non come luogo ‘altro’ di deliranti febbrili percorsi nelle recondite profondità dell’inconscio alla maniera lynchiana, per quanto risultino chiari i riferimenti al papà di Twin Peaks, quanto piuttosto glaciale universo pseudo-onirico mantenuto tutto in superficie e vissuto in stato di vigile coscienza, fatto della stessa materia della realtà, che le continue sollecitazioni visivo-uditive a cui è sottoposta (e noi di riflesso) ne alterano -superficialmente- la percezione senza mai davvero commutarla, stravolgerla alle fondamenta.

Essendo questa già composta di quel grottesco deforme che non necessita della dimensione del sogno per palesarsi in tutta la sua voracità devastante, in quanto accettato come normalità e giudicato imprescindibilmente bello.

 

The Neon Demon è uno stupefacente raggelato oggetto synth-elettrificato dal sinistro fascino orrorifico, inquietante, straniante, cattivo, privo di catarsi (come a un certo punto vuol farci credere) che lascia in bocca un forte retrogusto amaro.

E a non tuffarcisi dentro c’è da mangiarsi letteralmente mani.

O cavarsi entrambi gli occhi. Per poi ingurgitarli senza battere ciglio.

 

 

 

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