Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Fare di tutto pur di arrivare al successo. Vale davvero la pena?
Questo è uno di quei dei quali si resta semplicemente ammirati ad ogni scena. Una di quelle pellicole dove la tecnica eccellente si sposa magnificamente con il contenuto, con il messaggio. Materia e forma unite in un armonico e perfetto insieme, traguardo che è stato il cruccio di molti artisti e filosofi anche di secoli prima. In casi come questo, secondo me, non bisogna neppure osare un rifacimento o una rilettura, perché sarebbe un atto di superbia. Come se uno scribacchino si vantasse di riscrivere la Divina Commedia a modo suo, o mettiamo anche un grande scrittore che si ficcasse in testa un'idea del genere. Sarebbe da evitare.
Billy Wilder racconta una storia crudele ma vera, di un uomo che si prostituisce per sbarcare il lunario, ma soprattutto per raggiungere l'agognato successo al cinema. Vende la sua dignità, finge e mente (soprattutto a se stesso), prende in giro un'altra persona, per quanto quasi pazza. E cosa ottiene? La felicità? No, una pallottola nella schiena, vigliacca e capricciosa, sparata in un impeto di gelosia. Poco prima di precipitare nel baratro, conosce un angelo (proprio così posso dire di Nancy Olson) che vorrebbe salvarlo, ma lui non riconosce il braccio teso. Ormai si disprezza, disprezza l'amore, e disprezza una ragazza degna di amore. Non la vuole, perché non se ne ritiene degno. Tuttavia sbaglia a rifiutarla, e a distruggere in tal modo entrambi. Se lui resta ucciso da una pallottola, lei resta uccisa dentro.
William Holden è perfetto per la sua parte, Erich von Stroheim pure. Specie quando comanda “Motore!” alla fine, emoziona, perché fu veramente regista, e regista più di attore. Il ritratto di Hollywood, che pure Wilder conosceva e a cui apparteneva, lascia poche speranze. Sotto l'olimpo di stelle drogate dal successo che non hanno più, vediamo un sottobosco di scribacchini, attoruncoli, soggettisti da strapazzo che inseguono un successo che molto probabilmente non arriverà mai. Tuttavia, c'è posto anche per persone come la giovane Betty che forse, chissà, sarebbero riuscite a rimanere pure. La maggioranza di loro, però, si vende e si svende pur di piacere almeno un po', purché almeno una sceneggiatura sia accettata, o che venga concessa loro almeno una particina. Da ricordare sicuramente Gloria Swanson nella parte di.... se stessa, o quasi, e Cecil de Mille, se stesso letteralmente. Alla fine, si rivela ipocrita e spietato, quando fa il commento sarcastico e mezza voce mentre la diva si allontana da lui. Il cinema arrivistico e cinico in tanti anni ha intaccato anche lui.
Dunque è un capolavoro che esalta il mezzo cinematografico, ma che nello stesso tempo mostra tutte le magagne di Hollywood, con quella franchezza non cinica che solo Billy Wilder sapeva avere.
Molte le scene memorabili, compresa la sequenza iniziale. A proposito, il protagonista morto in piscina non fu ripreso da sott'acqua come sembra, ma inquadrando uno specchio che rifletteva lui che galleggiava a pancia in su. E' un effetto speciale non digitale, ciò non di meno geniale.
Se per qualche strana ragione qualcuno non l'avesse visto, è venuto il momento di accomodarsi e di colmare la lacuna.
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